Apre un nuovo spazio espositivo a Roma a pochi passi da Campo dei Fiori. Dora Diamanti Arte Contemporanea investe non solo sulla tradizione, ma soprattutto sulla sperimentazione e sulla giovane arte. In occasione dell’opening viene scelta una selezione di nove opere pittoriche dell’artista di origini sarde Antonio Bardino (Alghero, 1973; vive a Udine), alla sua prima esposizione romana. Il titolo della mostra, a cura di Micol Di Veroli, è Music for airports, dal nome di una famosa sinfonia del musicista sperimentale Brian Eno, realizzata per le sale d’attesa degli aeroporti. Questo tipo di musica diventa parte integrante dello spazio ed è capace di creare un’atmosfera inebriante. Guardando attentamente i dipinti di Bardino, iperrealisti e metafisici allo stesso tempo, sembra di sentire riecheggiare la stessa musica, quella che Eno ha pensato per quel tipo di sale. La scelta del titolo serve all’artista per rimarcare il legame esistente tra la musica e la sua pittura: “non è stato difficile accostare ai miei terminal la sinfonia di Eno, composta proprio per quei luoghi che io amo”, afferma.
Soggetti assoluti delle opere in mostra, alcune delle quali selezionate all’evento ManinFesto di Villa Manin, sono gli aeroporti di svariate città, con i gate, gli interminabili corridoi di percorrenza, i luoghi d’attesa, le file di desk, le scale mobili, i monitor. Quei luoghi, frenetici e ultrapopolati, vengono svuotati, volutamente resi deserti. Sembrerebbe che nessuno ci sia mai passato. Se non fosse per la presenza di alcune tracce umane, come ad esempio una tazza dimenticata su una sedia.
Provenendo da un’isola come la Sardegna l’artista è abituato a muoversi per porti e aeroporti, luoghi dai quali viene di volta in volta affascinato. L’idea di rivisitare questi luoghi, legati al concetto di partenza e alle aspettative riguardanti il viaggio, nasce per Bardino dalla quotidianità, dalle sue personali esperienze di vita. Questi spazi enormi e dispersivi sono molto stimolanti per l’immaginazione proprio perché rappresentano sia dei momenti di transitorietà che la possibilità di evadere lontano.
L’artista lavora su scatti fotografici come punto di partenza, riuscendo a definire ogni piccolo dettaglio e arrivando ad una perfezione quasi irreale. Bardino enfatizza alcune situazioni di luce con l’utilizzo del computer, creando una specie di bozzetto digitale. La realizzazione del dipinto su tela avviene invece in maniera del tutto tradizionale.
La consapevolezza della temporaneità e la possibilità che qualcosa possa accadere da un momento all’altro, sono facilmente percepibili dalle luci, dai display e dai nastri trasportatori in perenne movimento. Gli ambienti dipinti sono luoghi esistenti, tutti fotografati dall’artista stesso: i terminal protagonisti di Alghero, Roma-Fiumicino, Venezia, Las Vegas, Toronto, Kuala Lumpur e Osaka.
fabrizia palomba
mostra visitata il 24 marzo 2007
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