In occasione della personale Wörter & Besitzt (il significato letterale è parole e possiede), Donato Piccolo (Roma, 1976) presenta nove lavori. Un libro di medicina dotato di un led luminoso, sette opere di formato medio-grande e una di piccolo formato, tutte elaborate in digitale e poi manipolate con l’intervento del disegno a matita e di led rossi a scorrimento (oltre che di altri elementi come gomma, spugna e acqua). L’artista lavora sul corpo come idea, come concetto inscindibile dall’anima. E sulla parola, che assume una valenza fisica, concretizzandosi fino a divenire quasi tattile. La sua ricerca, ispirata anche dalla lettura del poeta, nonché medico, Gottfried Benn, tra i fondatori dell’espressionismo, è incentrata sul concetto di identità e sulla capacità del pensiero di modificare il corpo umano. Quest’ultimo, infatti, “non è più inteso esclusivamente come terreno di un’operazione artistica, come poteva essere per la body art degli anni ’60”. Così scriveva Jeffrey Deitch all’inizio degli anni ’90 definendo, insieme a numerosi altri critici questo tipo di arte con l’etichetta Postumano.
I lavori in mostra invitano dunque a riflettere sul concetto di corpo-contenitore: di immagini, di oggetti, di desideri, di memorie, di differenti parti di sé stesso, come strumento che permette di misurarsi col mondo. La figura umana viene quasi trasformata in un’entità astratta, poco riconoscibile in quanto manipolata, spostata, frammentata, dotata di evidenti nuove connotazioni. L’ intestino al posto del cervello o tra i denti, i chiodi nello stomaco, i rami nel cranio sono solo alcune delle situazioni organiche rappresentate, che ci portano oltre il noto, attraverso nuove identità corporee ed esistenziali; oggi come oggi può diventare una possibilità se non addirittura una necessità ingoiare concetti e digerirli con il cervello.
Le immagini sono composte dall’assemblaggio di diverse parti -di diversi corpi- in un’unica situazione percettiva, mentre il linguaggio-codice può risultare malinconico, nostalgico. Per via della sua stessa natura, soggetta a perdersi in tempi brevi, oltre che incapace di rendersi comprensibile. Il colore rosso delle lettere, che procedono lente e luminose, crea allo stesso tempo uno stato di attesa e di allarme. Nella consapevolezza che un messaggio sconosciuto sta per essere svelato; l’arte, ancora una volta racconta ciò che avverte intorno a sé, anticipandone i pericoli.
Il curatore, Mario De Candia, definisce Wörter & Besitzt “una mostra di opere, e non di suggestioni” E per questo crea un allestimento minimalista, lasciando che siano le immagini stesse ad esprimersi. Il progetto espositivo, tutto incentrato sul corpo e l’identità umana, è concepito ed articolato come una doppia personale: la mostra, infatti, proseguirà il 2 marzo con l’artista sarda Narcisa Monni.
fabrizia palomba
mostra visitata il 9 febbraio 2006
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