Categorie: roma

fino al 28.I.2007 | Anton Bruhin | Roma, Sala 1

di - 11 Dicembre 2006

Alla Sala 1 -in occasione dell’opening della sua prima mostra italiana- Anton Bruhin (Lachen, 1949) si cimenta in una performance sonora, suonando alcuni brani con i suoi scacciapensieri. Da circa trent’anni non solo colleziona questi strumenti musicali (ne ha circa mille) che fanno parte della tradizione culturale europea e asiatica, ma suona ai concerti, compone e incide cd.
Il trait-d’union tra la musica e alcune sue opere è forte, in particolare con le calligrafie che realizza nel ‘77. Il pennino d’acciaio che intinge nell’inchiostro di china per realizzare i suoi caratteri di fantasia è molto simile allo scacciapensieri: stessa punta metallica, stessa flessibilità. Anche il suono, l’armonia è rintracciabile in quei segni che si rincorrono sulla carta bianca. Alla base c’è anche la memoria della scrittura automatica dei surrealisti.
I caratteri del courier new (quelli della tradizionale macchina da scrivere) sono alla base di un altro lavoro –Tipogrammi– cui si dedica per anni: è del 2005 la pubblicazione del volume Reihe Hier, 500 Typogramme und 10000 Palindrome. Dalla sovrapposizione dei caratteri della stessa dimensione, sempre associati in maniera simmetrica, nasce un repertorio di immagini nuove. Alcune astratte, altre stilizzate che ricordano musi di animali, motivi ornamentali.
Anche il riferimento alla poesia visiva e concreta è tangibile. Altro possibile spunto di riferimento è la pop art, sempre in una visione molto personale dell’autore, come nel Risonatore (1998), la tromba smaltata di nero del clacson di un camion e la Sedia (1997). Quest’opera non è che un oggetto che fa parte della sua storia: una vecchia sedia azzurra che, restaurata più volte, infine cambia destinazione d’uso. Perde la tridimensionalità a favore di un assemblaggio bidimensionale in cui la simmetria delle listelle di legno rimanda ad uno schema geometrico.

Non è un caso che nella stessa nicchia della parete accanto a questa opera sia esposta lo Schematoide (1997), un oggetto composto da 33 bacchette di legno che l’artista ha realizzato pensando al teschio di Lucy, metà scimmia e metà uomo primitivo. L’essenzialità del gioco di linee orizzontali e verticali rimanda proprio all’icona delle maschere africane.
Il messaggio è chiaro, l’artista svizzero non vuole certo scioccare lo spettatore con l’estrema fluidità e leggibilità delle sue opere -soprattutto dei dipinti figurativi (è dichiarata la sua ammirazione per Lovis Corinth (1858-1925), pittore vicino all’impressionismo)- testimoni di una realtà visiva ed emotiva che è tutta sua, ma che esula da possibili interpretazioni. Perciò niente doppi sensi, né messaggi ambigui o cervellotici.
Il dipinto ad olio Panorama a Tapolca -un lungo campo di grano con le balle di fieno e le montagne ungheresi dietro cui si estende l’immensa superficie del lago Balaton- non è che il souvenir di una visione che ogni estate, a partire dal 2001, allieta lo sguardo e l’animo dell’autore, esattamente come altre opere (tra cui 49th Street on Madison Avenue o Penny e Kimberly) sono state realizzate nel 1987, durante i sei mesi di permanenza a New York come artista residente, ospite della Città di Zurigo.

manuela de leonardis
mostra visitata il 28 novembre 2006


Anton Bruhin – Ideata da Piero Pala
a cura di Mary Angela Schroth
Roma, Sala 1, Piazza Porta S. Giovanni, 10
Orario mar.-sab. 16.30-19.30 (ch. dom. e lun.)
ingresso libero – per informazioni tel. 067008691
www.salauno.com


[exibart]

Nata a Roma nel 1966, è storica e critica d’arte, giornalista e curatrice indipendente. Con Postcart ha pubblicato A tu per tu con i grandi fotografi - Vol. I (2011), A tu per tu con i grandi fotografi e videoartisti - Vol. II (2012); A tu per tu con gli artisti che usano la fotografia - Vol. III (2013); A tu per tu – Fotografi a confronto – Vol. IV (2017); Cake. La cultura del dessert tra tradizione Araba e Occidente (2013), progetto a sostegno di Bait al Karama Women Center, Nablus (Palestina). E’ autrice anche Taccuino Sannita. Ricette molisane degli anni Venti (ali&no, 2015) e Isernia. L’altra memoria – Dall’archivio privato della famiglia De Leonardis alla Biblioteca comunale “Michele Romano” (Volturnia, 2017).

Visualizza commenti

  • più che un opera, la rappresentazione di quelle note mi sembra un cartellone pubblicitario

Articoli recenti

  • Mostre

Giuliano Vangi, prima della scultura viene il disegno: la mostra a Chiasso

Allo Spazio Officina di Chiasso, una mostra aperta poco prima della scomparsa di Giuliano Vangi ne ripercorre il lungo arco…

2 Giugno 2024 9:10
  • Mercato

Aste, i gioielli di Christie’s brillano a New York

Tutto pronto per i «magnifici gioielli» di Christie's, nella Grande Mela. Occhi puntati su The Eden Rose, il diamante rosa…

2 Giugno 2024 6:00
  • Mostre

The Pig Pit: Oscar Giaconia nella fossa del maiale, edifica, nuovamente, The Drawing Hall

Il disegno contemporaneo è ancora al centro dell’indagine di The Drawing Hall che a Grassobbio, in provincia di Bergamo, inaugura…

2 Giugno 2024 0:02
  • Arte contemporanea

Arte contemporanea a Villa San Michele di Capri, tra natura e artificio

Dioranimalia: i curatori Arianna Rosica e Gianluca Riccio ci parlano della mostra che mette in dialogo le opere dell'Estúdio Campana…

1 Giugno 2024 16:23
  • Fotografia

Other Identity #114. Altre forme di identità culturali e pubbliche: Dodo Veneziano

Other Identity è la rubrica dedicata al racconto delle nuove identità visive e culturali e della loro rappresentazione nel terzo…

1 Giugno 2024 14:10
  • Arte contemporanea

Expodemic Roma, gli appuntamenti del fine settimana: da Villa Borghese a San Lorenzo

Un altro fine settimana all'insegna di Expodemic, il Festival diffuso delle Accademie e degli Istituti di Cultura stranieri a Roma:…

1 Giugno 2024 12:10