La “programmazione annuale” determina una selezione di artisti al fine di rendere lo spazio omogeneo a forme, icone e concetti tra loro relazionati e relazionanti. Questo indirizzo stilistico fa in modo che si creino delle aspettative, anche minime. Il site specific è anche questo: ogni galleria ha l’artista che si “merita”. La mostra di Hiroshi Nonami (1954, vive a Osaka) da Mondo Bizzarro si inserisce perfettamente in quella filosofia dell’icona e dell’immagine responsabilizzata che la galleria sembra affermare ad ogni vernissage. In questo caso è doveroso ricordare con mucho gusto artisti come Tani Atsushi, Roberto Baldazzini, Ray Caesar, Cesko, Junko Mizuno. La costante è determinata da questo delegare ogni informazione, concetto e idea al medium epidermico che l’iconografia dell’opera d’arte rappresenta. Anche nel caso del progetto Muse, ricca esposizione di raffinato materiale fotografico, il medium è oggetto e soggetto del prodotto artistico. Una linea espositiva, questa, che si integra con quella teoria della comunicazione iconica della civiltà mediatica contemporanea. Fotografia. Non materiale rielaborato al computer. Pura fotografia affidata a conoscenze tecniche ben stabilite che danno al prodotto finale un fattore “artigianale” che non disturba affatto. Sovrapposizioni, muffe, contorni sporchi di matrice quasi informale, immagini aggressive di forte sentimento materico, si relazionano ad agrodolci soggetti femminili in pose e sguardi (a volte) di patinata estasi (quasi barocca) e coreografie di forte derivazione neo-gotica. Atmosfere oscure quanto celestiali; decadenti intersezioni di elementi floreali e poi radici, spirali d’acanto sovrapposti a donne seminude sublimate a sfere celesti-infernali.
Natura come tutto e sintesi del concetto uomo nel mondo. Le acconciature ad esempio. La cultura giapponese fuoriesce non solo esplicitamente dalle ovvie fisionomie dei soggetti, ma da questo straordinario intreccio di femmina-foglia che alcuni scatti sintetizzano. Donne, demoni, angeli, a volte cyborg altre feti, protagoniste di una contemporaneità spesso mitizzata oltremodo, ma consapevolmente “sporca di terra” e dannatamente profana. Interessante il diverbio tra buono-cattivo, freddo-torrido, unto-dannato, umano-trascendentale. Nonostante le atmosfere fantastiche e sensuali, i soggetti rimandano ad un ambito immondo costantemente affermato e plastificato dal sapiente uso della macchina fotografica, che catapulta il lavoro finale a sensazioni tattili di matrice gestuale.
I lavori mirano alla ricerca di una stratificazione non solo tecnica (ripensando all’elaborazione fotografica), ma soprattutto concettuale. Un susseguirsi di toni, percezioni, icone e ambienti spingono la memoria dell’utente allo sviluppo di un immaginario, sì soggettivo, ma che non sfugge ad un apparente collettivo che questi personaggi “civili” rappresentano. Attori. Make up e pose ci parlano di attori. Popolo di un mondo parallelo che prende le alterate sembianze da quello in cui viviamo. Forse per schernirlo o mitizzarlo, o semplicemente per discuterne con toni più “…sfocati e ariosi…”.
link correlati
www.hiroshi-nonami.com
alessandro facente
mostra visitata il 7 aprile 2007
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