È questo il colpo d’occhio della mostra di Marco Bagnoli alla galleria Trisorio: uno scorcio breve e intensamente variopinto, circoscritto. Una veduta d’insieme concisa ed eloquente allo stesso tempo, come fosse la rappresentazione visiva di un haiku, per rimanere in tema con l’Oriente, dal momento che, al centro dell’installazione, c’è una storia: quella di Milarepa, monaco tibetano, vissuto nel XI secolo. Attraverso pochi elementi -una serie di tavole di legno sovrapposte disordinatamente a terra, una parabola e un vaso verde- Bagnoli riesce a raccontare le vicissitudini di questa figura esemplare. Una in particolare sta a cuore all’artista: l’episodio in cui il vaso ricoperto di ortiche si rompe. Le ortiche furono l’unico nutrimento del monaco eremita e l’incidente del vaso (unico compagno dell’isolamento di Milarepa) s’impose come momento di grande stupore. A rompersi fu soltanto l’involucro esterno. Il vaso verde continuò ad esistere: la crosta delle ortiche bollite al suo interno negli anni aveva creato un’anima più forte del vaso stesso, ricalcandone la forma, che rimase così inalterata.
Un’installazione inedita, nonostante ricorrano i tratti caratteristici della ricerca dell’artista fiorentino. Una mostra creata appositamente per le dimensioni dello Studio Trisorio, che dimostra l’abilità di Bagnoli nell’interpretare gli spazi e usarli a proprio favore. Il lavoro occupa in maniera prospettica il pavimento e lo sfrutta per sottolineare l’incedere in avanti di una spiritualità che vive di scoperte apparentemente casuali, lente e rielaborate, come vuole il buddismo tibetano. L’audio riproduce il suono della natura e il gracchiare delle rane diffuso nella stanza, cattura un altro senso e riempie la galleria aggiungendo una dimensione esperienziale al resto.
L’immagine in movimento, del negativo del vaso verde proiettato a fondo parete, conclude il tutto. Proprio come un haiku che per definire un concetto, usa parole come pennellate, così la mostra di Bagnoli nel suo insieme assume più di un senso, racchiuso in un testo iscritto, che non a caso recita “spazIo per Tempo”.
valentina bernabei
mostra visitata il 17 marzo 2006
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