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fino al 31.III.2004 | Andrea Salvino – i senza nome | Roma, RomaRomaRoma

di - 16 Febbraio 2004

Tutto nasce da un film del 1970 di Jean Pierre Melville, Le Cercle Rouge uscito in Italia col titolo I senza nome. Il lungometraggio narra la storia di tre professionisti dello scasso che, pur non conoscendosi tra loro, entrano in contatto e decidono di realizzare un colpo: lo eseguiranno in modo esemplare, ma il finale sfocerà inevitabilmente nella tragedia. La mostra I senza nome di Andrea Salvino è pensata come il film, con personaggi tra loro estranei riuniti nello stesso luogo, messi in relazione dal pensiero dell’artista.
Se non avessi visto quel film – racconta – questa mostra non esisterebbe. Anche se poi ha poco a che vedere con il film stesso se non per il piccolo quadro di Alain Delon. Ed è questa la prima opera che si nota entrando nella sala: un ritratto di un giovane Delon con baffetti e giacca a puntini, nell’atto di alzare le mani. Di fronte l’artista ha posto un grande disegno su tela di tre metri per quattro raffigurante l’interno della banca di piazza Fontana dopo l’attentato. Nell’opera volutamente non compaiono persone: ed è questa assenza a renderla ancora più drammatica. Sempre una di fronte all’altra quattro opere unite dalla tecnica e dal formato: il ritratto della
brigatista Nadia Desdemona Lioce e quello di un giovane lavavetri dell’est, il dipinto tratto da un vecchio fotogramma del film Fantomas del 1937 appaiato quello raffigurante un ladro ucciso da una guardia giurata, alle porte di Roma. In una saletta infine -a grandezza naturale- l’immagine di una combattente cecena vestita di nero, con il volto coperto e l’esplosivo legato in vita.
Ogni opera in questa mostra è autonoma, ma nello stesso tempo tutte interagiscono tra loro grazie ad un filo conduttore che trova una chiave di lettura anche nell’allestimento.
Salvino con questa mostra si è dato la possibilità di mettere in campo personaggi e storie umane che lo hanno colpito: sono differenti tra loro, ma esprimono tutte un profondo sentimento di paradossale eroicità, di ricerca della perfezione e -al contempo- testimoniano fallimenti e tragiche sconfitte. Sono appunto quelli che Salvino chiama i senza nome: esseri sperduti nelle proprie manie, prigionieri delle proprie ossessioni, schiavi dei propri codici.

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pierluigi sacconi
mostra vista il 7 febbraio 2004


Andrea Salvino – I senza nome
Roma Roma Roma, Via dell’Arco de’ Tolomei, 2 (Trastevere, Isola Tiberina), 0665881761, mail@romaromaroma.biz , mar_sab 12-19.30


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Giornalista pubblicista dal 2004. Vive in Italia, Svizzera e Stati Uniti.

Visualizza commenti

  • la pittura contemporanea di Salvino si misura sia tecnicamente sia come contenuti con tematiche del passato. La pittura contemporanea guarda al passato e il presente?

  • Mi chiedo, perchè creare un ritratto per la Lioce o per altri criminali che non meritano ulteriore visibilità?

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