Lela Djokic approfondisce, ancora una volta un capitolo di storia dell’arte italiana decisamente affascinante. Il cinquantennio dal 1890 al 1940, scandito in decenni, è illustrato minuziosamente in modo da mettere in luce le peculiarità di ciascun artista in un ambiente culturale, quale è quello italiano, in fermento. I temi presenti mettono in primo piano lo sguardo di questi artisti su ciò che li circonda: i ritratti di famiglia, le nature morte, la campagna romana. Tito Lessi (1818-1917), con l’opera intitolata ‘Ritorno a casa’ (1890), è il punto di partenza dell’esposizione; a rappresentare lo stesso decennio, immancabile, è Giulio Aristide Sartorio, presente con una suggestiva veduta sulla pineta di Castel Porziano. Le opere di questa prima sezione costituiscono le premesse al discorso che la curatrice della mostra ha elaborato in questa e nelle precedenti occasioni espositive.
Significative le opere degli inizi del XX secolo: un notturno di sapore liberty di Piero Marussig e il grandioso ‘Ritratto di fidanzata’ di Spadini mettono in luce il gusto dominante e riflettono l’aprirsi degli ambienti artistici italiani verso le nuove tendenze europee. Una maternità di Ferruccio Ferrazzi del 1911 conferma l’originalità e il valore della ricerca artistica italiana. Dello stesso decennio sono esposti la natura morta di Alfredo Muller e ‘Il Lago di Albano’ di Onorato Carlandi .
Vincenzo Irolli, Carlo Montani e Bruno Croatto rappresentano gli anni ’20 proponendo ancora un insistente sguardo sulla campagna romana. La mostra si conclude con le opere di Giovanni Guerrini, Pasquarosa, Aldo Severi, Amedeo Bocchi e Arturo Dazzi .
In occasione della inaugurazione della mostra, è stato presentato il volume di Renato Breda, 1890-1940 Artisti e Mostre – repertorio di pittori e incisori italiani in esposizioni nazionali, edito dalla Galleria (seguirà la recensione del volume nella rubrica LIBRI).
daniela bruni
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