A quarant’anni dalla morte dell’artista in un incidente stradale, a diciassette dall’ultima mostra a Roma, anch’essa a cura di Daniela Ferraria, la Galleria EmmeOtto rende omaggio alla memoria di
Pino Pascali (Bari, 1935 – Roma, 1968) pubblicitario. Gli anni dal 1958 al 1968 sono quelli della collaborazione con la Lodofilm di Sandro Lodolo e sono anche i confini ideali della raccolta di opere in mostra.
Ceroli e
Kounellis sono i maestri dell’Arte Povera a cui Pascali guarda, lo scrive Maurizio Calvesi, tanto nei suoi “cicli” d’arte ambientale quanto nella serie di spot televisivi e cinematografici che la critica ha per molto tempo ignorato. C’è una ricerca stilistica, una sperimentazione nell’uso differente dei materiali e delle tecniche che presagisce nei disegni il seme delle future sculture, “
l’antefatto della sua opera maggiore” (Vittorio Rubiu). Ma è soprattutto
Saul Steinberg -cui Pascali dedica un’opera-, storico disegnatore del “New Yorker”, il referente più diretto dei disegni, dei bozzetti preparatori, della fantasia e dell’ironia dei bizzarri personaggi che popoleranno, chi più chi meno, la pubblicità di quegli anni.
Carosello è il banco di prova dell’inesauribile vena creativa di Pascali scenografo, disegnatore, pubblicitario e cartellonista. Del tutto naturale è il paragone con
Warhol, che con questi condivide un analogo percorso artistico. Eppure, se Warhol eleggeva acriticamente la merce a opera
hic et nunc, Pascali la investe di una nuova sensibilità. Il mondo dell’infanzia e del gioco risultano evidenti, il culto per il “primitivo” di Lévi-Strauss si coglie in quella capacità di Pascali di essere bricoleur dei materiali di cui fa uso nei suoi
Arlecchini in latta, per la pubblicità di una nota marca di conserva di pomodoro, o le sue piccole sculture in cartone antropomorfiche per lo spot dei Biscotti Maggiora. Fra i tanti, anche quelli che un committente rifiutò: i bozzetti dedicati ai
Killers, una banda di piccoli gangster, sono forse i più numerosi.
Il percorso, del tutto a-cronologico, racchiude in tre sale una ricca serie di disegni e sperimentazioni grafiche che solo nell’ultima parte segnala una certa coerenza tematica nell’allestimento, preferendo i bozzetti dedicati alle creature che più di altre anticiperanno le sue “finte sculture” e il ciclo di opere dedicate alle armi. Sono disegni legati all’animazione, come mostra la stessa presenza, a metà percorso, di un contributo video che raccoglie alcuni dei più rilevanti interventi di Pascali, arricchito dal particolare curatoriale che percorre perimetralmente le mura della galleria con nastri adesivi colorati, a simulare le bande verticali che i più ricordano alla fine delle trasmissioni televisive.
Nella prima parte viene lasciato spazio alle performance del Pascali attore, quando egli stesso veste i panni del Pulcinella in uno spot della Cirio, o alle bozze stilizzate della sigla di TV7, ad alcuni autoritratti e fotografie di questi. Quando la pubblicità nacque, lo fece come arte, ma ci volle più di qualche anno per riconoscerne pari dignità. Pascali ce ne dà una preziosa testimonianza.