In occasione del Centenario dell’Acquisizione della Galleria Borghese da parte dello Stato Italiano si è inteso valorizzare e rinnovare l’originario carattere del Museo con una mostra Incontri fondata sul dialogo tra artisti italiani contemporanei di fama internazionale e opere d’arte antica conservate nella Galleria stessa.
Assistiamo a un’operazione che potrebbe apparire insolita e sorprendente per un museo come la Galleria Borghese: sublime luogo solitamente
Ma la mostra intende anche sottolineare la necessità di considerare l’arte contemporanea in rapporto all’arte del passato – rapporto che potremmo definire inscindibile – e ricorda alcuni precedenti significativi quali la mostra del 1993 tenutasi al Louvre di Parigi Copier Créer. De Turner à Picasso: 300 oeuvres inspirèes par les maitres du Louvre o quella allestita nel 1996/97 al Museo Capodimonte di Napoli Prospettiva del Passato. Da Van Gogh ai contemporanei nelle raccolte dello Stedelijk Museum di Amsterdam . Ma
La mostra Incontri propone sette dialoghi che coinvolgono sette artisti contemporanei invitati a interpretare ognuno un’opera del passato da lui scelta tra le cinquanta da restaurare della Collezione Borghese.
Un percorso scandito da un allestimento essenziale e originale in grado di mettere in relazione le opere con l’ambiente del Salone Mariano Rossi, in un dialogo tra antico e contemporaneo svolto a più livelli; l’allestimento è costruito come un parallelepipedo che si sviluppa parallelamente alle pareti del Salone e che presenta delle aperture, ognuna a sottolineare un particolare dell’antichità, finestre che sembrano anche in relazione con il quadraturismo seicentesco.
A ogni artista contemporaneo è riservata una stanza, uno spazio nel quale aprire un dialogo con il passato. Così Mimmo Paladino si confronta con il Ritratto d’uomo di Antonello da Messina , trasformando il quadro antico in una scultura in cui acquista importanza il colore, il rosso del manto dell’uomo ritratto
Giulio Paolini guarda al San Sebastiano del Perugino e torna ad affrontare temi a lui cari: il tempo, lo spazio, il rapporto con l’arte del passato. Enzo Cucchi sceglie un’opera di Rubens Testa di apostolo per affrontare un discorso sul barocco fiammingo: la sua opera rinvia alla tensione e all’eccesso, all’elemento macabro. Francesco Clemente sofferma invece l’attenzione sul colore e
L’antica quanto per certi versi sempre attuale querelle tra antichi e moderni sembra in questa mostra risolta in un dialogo serrato e nello stesso tempo aperto che ci fa ben sperare per il futuro.
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Forse perché le promesse fatte avevano infiammato gli animi o forse perchè il progetto sulla carta si presentava originale, azzardato, provocatorio e allettante, sono andata all'inaugurazione con grandi aspettative ... e forse è stato questo il mio errore. Più che un dialogo è stata una reinterpretazione delle opere classiche e l'assenza di un supporto didascalico anche con contenuti "scientifici" rende il tutto molto carente. "L'involucro nell'involucro" è un progetto interessante, ma diventa "troppo" involucro in uno spazio abbastanza ristretto.
Perché un allestimento così ingombrante in un museo già così denso? Alcune
opere non sono all'altezza di questa sfida tra la storia e la modernità.
Mentre Kounellis è splendido nella sua opera e nel coraggio di confrontarsi
con la forza di un grande artista come Caravaggio. Ero stata alla Galleria
Borghese per la mostra Continuità della Forma che avete segnalato e alla
quale - a suo tempo - non fu data dovuta importanza, nonostante l'idea di
Donatella Monachesi fosse lungimirante e purtroppo non adeguatamente
sostenuta dal Museo.