The House accade su tre schermi. Accade come una naturale successione di causa ed effetto, come uno svolgimento tanto inevitabile quanto cristallino. Questo video di Eija – Liisa Athila (Hameenlinna, 1959 vive e lavora ad Helsinki) è il racconto del progressivo aggravarsi di un nevrosi: la protagonista del film ne confessa le sensazioni, isolandole una ad una con precisione clinica. Con altrettanta nitidezza le immagini traducono in tempo reale le parole: vediamo le medesime visioni, sentiamo gli stessi rumori inesistenti; lo sguardo rimbalza da uno schermo all’altro seguendo (sostituendo) quello della donna in preda ad una sindrome straniante. Due realtà si sovrappongono. Lei finirà per oscurare le finestre della casa, precipitando in un alveo buio. Al buio ci ritroveremo anche noi. Qualche istante dopo – naturalmente – il video ricomincia.
Può essere trasparente uno sguardo. Lo è quello di Athila mentre filma la follia,
Dai paesaggi algidi, quasi irreali di Elina Brotherus (Helsinki, 1972, vive e lavora tra Helsinki e Parigi), al video Popcorn di Liisa Lounila (Helsinki, 1976, vive e lavora ad Helsinki) in cui il tempo scorre in un unico fermo immagine (è filmato con una speciale telecamera costruita dall’artista e da Henry Tane), agli scatti minimal di Aino Kannisto (Helsinki, 1973, vive e lavora a Helsinki) che – in più di un caso – non stonerebbero tra le pagine di Purple. Al piccolo film di Salla Tykkä (Helsinki, 1973, vive e lavora a Helsinki), Lasso. Tra gioco vouyeristico e delicata riflessione sulla scoperta e il desiderio.
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