L’esordiente K. (pseudonimo di Carla Mura) si propone con una mostra che ripercorre due momenti importanti della sua formazione artistica da autodidatta. La giovane artista ha elaborato un linguaggio personale che fonde gesto e azione pittorica in una meditazione astratta che la porta ad esprimere nelle sue tele una necessità urgente di autoliberazione. Fa ricorso alla primitività dell’astrazione per tradurre direttamente la propria energia.
Nella prima sala del centro Man Ray sono esposte sei tele quadrate, che nell’alternanza dei colori del fondo che privano la superficie pittorica di profondità spaziale, guardano a Jackson Pollock e alla tecnica del dripping ripetendo incessantemente uno sgocciolamento di vernice rossa. Così ciascun quadro diventa un frammento di qualcosa che potrebbe essere più vasto, all’infinito.
Nella stessa sala due grandi tele, esposte
La successiva fase stilistica di K. è rappresentata dalle opere esposte nella seconda sala. Sempre fedele al concetto arte-azione, in queste tele è chiara l’identificazione dell’autrice stessa con la propria opera d’arte, emerge limpidamente la sua forza. Prevale, rispetto alle opere precedenti, una maggior attenzione per l’accostamento cromatico. Adopera le dita per stendere il colore sulla tela, impasta i colori con spezie e con sabbie, determinando così un’esuberanza cromatica che si esprime in un’esplosione d’energia che combina colori cangianti, amalgama di materia e profumi speziati.
Per i visitatori della sua prima personale, K. ha riservato una sorpresa, nel “grottino” del Man Ray, si è messa al lavoro ed ha dato vita ad una performance realizzando un’opera di grandissimo formato. I visitatori hanno quindi avuto l’opportunità di vedere tradotta in atto l’espressione dell’autrice nell’opera che si va man mano dilatando. Il genere di pittura con cui comunica K. è propria dei sentimenti e dell’essere, e trova la sua forza sul piano della “quantità”. L’intensità dell’emozione, per lo spettatore, è perciò tanto più chiaramente espressa quanto più è reperibile nella tela la “quantità” e la durata dell’azione pittorica.
marco peri
vista l’8 febbraio 2003
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