150 fotografie raccontano il lavoro di Paolo Pellegrin, uno dei più importanti fotografi della scena internazionale. Succede al MAXXI, dove domani inaugurerà Paolo Pellegrin. Un’antologia, la mostra, a cura di Germano Celant, nata dopo due anni di intenso lavoro sull’archivio del fotoreporter. Due estremi, il buio e la luce, articolano il percorso espositivo: la parte iniziale si apre con una grande parete nera dedicata alla battaglia di Mosul del 2016. Da qui si va da Gaza a Beirut, da Tokyo a Roma, con i volti di donne, bambini, soldati, profughi e migranti che ci accompagnano in un racconto dominato da guerra, morte, sofferenza e violenza. In tutta questa oscurità si apre però uno spiraglio, una stanza immersa nella luce, dove gli elementi della natura, e il rapporto dell’uomo con essi, si mostrano in tutta la loro forza in una serie di scatti, come le tre grandi fotografie dell’Antartide, realizzate in occasione del reportage per la NASA. Le due aree del percorso sono collegate da un corridoio che porta il visitatore dietro le quinte del lavoro di Pellegrin, in cui appunti, negativi, taccuini e disegni mostrano tutta la complessità del lavoro di ricerca e di studio che è alla base di questo processo creativo. In occasione della mostra, presentata stamattina da Giovanna Melandri, Presidente Fondazione MAXXI, Margherita Guccione, Direttore MAXXI Architettura, Germano Celant e lo stesso Pellegrin, è stato presentato in anteprima il progetto, commissionato dal museo, che il fotografo ha realizzato lo scorso gennaio a L’Aquila.
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