È rimasta chiusa in undici casse cinquant’anni, ridotta ad un cumulo di più di seimila frammenti.
Poi un’operazione di restauro ha ricomposto la collezione Dal Pelo Pardi, assemblando pezzo per pezzo 170 manufatti. Ne parliamo con Maria Selene Sconci, direttrice del museo e curatrice dell’allestimento.
Puoi raccontarci le fasi di studio e di indagine che hanno portato al recupero della Collezione Del Pelo Pardi?
L’idea del recupero della collezione è scaturita naturalmente da un lavoro di riscontro inventariale e di riordino dei magazzini effettuato agli inizi degli anni Novanta nel Museo del Palazzo di Venezia. Il ritrovamento di undici casse di frammenti di materiale ceramico
Nel saggio in catalogo che introduce la mostra, hai scritto “il frammento possiede sempre una speranza di completezza”. Puoi raccontarci qualche momento significativo delle operazioni di restauro?
L’emozione provata soprattutto nelle prime fasi dell’intervento di restauro della nostra collezione è stata innanzitutto di tipo fisico perché assistere da vicino allo sciorinamento di tutto quel materiale ceramico straordinariamente “bello” (perché la ceramica è innanzitutto “bella”), provocava in me ed in tutti gli operatori presenti in quel cantiere di lavoro un piacevolissimo turbamento estetico; naturalmente il momento successivo è stato però quello del coinvolgimento mentale. La riflessione diciamo così “intellettuale” sulla fase di lavoro che si era aperta mi ha riservato una notevole dose di piccole e grandi, tutte interessantissime opportunità di studio. Ho paura di banalizzare eccessivamente a proposito della “la speranza di completezza di ogni singolo frammento” dicendo che si tratta della naturale tendenza di ogni singolo (frammento di ceramica o di altro materiale artistico o –perché no?- delle persone) di colmare la propria naturale incompletezza…
Il titolo scelto per l’allestimento, “Oltre il frammento” suggerisce la capacità di leggere forme e decori come una scrittura per immagini, che forse si può decodificare. Puoi descriverci qualcuno dei pezzi che compongono la collezione?
Il titolo della Mostra fa riferimento proprio a quelle forme ed a quei decori che erano “dietro” , “oltre” l’originaria condizione frammentaria. La riduzione a scrittura per immagini dei decori visti come puri segni scaturisce invece dall’approfondimento dell’osservazione di quella decorazione semplicissima presente sui vasi Del Pelo Pardi ricorrenti e sempre uguali, ma sempre così forti.
Maria Cristina Bastante
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