Nel cortile Maqueda del Palazzo Reale di Palermo un’epigrafe trilingue -latino, greco e arabo- testimonia di una stagione felice in cui il capoluogo siciliano era il crocevia di una fitta rete di scambi culturali e la sede di un potere politico forte ed illuminato. L’anno era il 1142 e l’iscrizione voleva ricordare la messa in opera della meraviglia nuova dell’orologio ad acqua di re Ruggero: un episodio certo marginale alle linee maestre della grande storia, ma indicativo di un atteggiamento culturale ben preciso. La consapevolezza delle diverse anime alla base dell’identità storica s
La mostra Nobiles officinae recupera l’idea di quel cantiere multietnico e poliglotta che certamente dovette essere l’opificio reale di Palermo negli anni a cavallo fra XII e XIII secolo e propone una selezione di opere provenienti dai più disparati musei del mondo, che bene esemplificano quel sincretismo linguistico alla base della migliore produzione artigianale in Sicilia in età normanna e sveva.
Costituisce il fulcro ideale della mostra il corredo di vesti e insegne reali della Schatzkammer del Kunsthistorisches Museum di Vienna, di cui è esposto il solo bordo in seta rossa del mantello di Ruggero II (1130-1154): il manufatto è caratterizzato da un ricamo con disegni di animali e palmette stilizzate dalla linea corsiva, propria di un
L’età di Guglielmo II (1166-1189) è attraversata al contrario da una ricca produzione orafa -si vedano la legatura dell’evangelario di Capua o la stauroteca di Cosenza- e da una raffinata produzione di cristalli di rocca, ritenuti finora provenienti dall’Egitto fatimita, e riportati invece, sulla base di più recenti indagini, alle manifatture reali di Palermo.
A rappresentare il passaggio alla dinastia sveva è invece la celebre corona di Costanza d’Aragona, prima moglie di Federico II: l’opera, oggi nel tesoro della cattedrale di Palermo, denuncia nell’utilizzo degli smalti, nell’applicazione di perle e di particolari filigrane, nella fattura delle pietre a cabochon, un’eccellenza d’esecuzione senza pari nella coeva produzione artigianale.
La cospicua presenza di cammei in mostra documenta ancora l’interesse profondo di Federico II per l’arte antica e conferma l’abilità tecnica raggiunta dalle maestranze locali nel trattamento di materiali duri come la sardonica.
Un corredo di dipinti antichi –su tutti l’inedita grande tavola con la Dormitio Viriginis dell’Abatellis- integra l’esposizione e suggella quattro anni di ricerche e specifiche indagini tecnico-scientifiche. I risultati dei lavori di studio saranno presto presentati in un catalogo di imminente pubblicazione.
davide lacagnina
mostra visitata il 17 dicembre 2003
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buongiorno sono una studentessa laureanda in beni culturaliil mio argomento di tesi è sulle nobiles officinae in particolari sui tessuti ma sono in difficoltà per via della mancanza di materiale sull argomento,vorrei chiederle se gentilmente può indicarmi degli enti o numeri dove posso rivolgermi per poter portare a termine la mia ricerca.la ringrazio cordiali saluti