L’accattivante contrasto cromatico rosso-nero contrassegna l’apparizione sullo schermo del grande viso del comandante Che Guevara, feticcio pop del vecchio e nuovo millennio, qui alle prese con un insolito blade-runner. E’ questa la scelta di Domenico Palma nel suo video “De donde vengo a donde voy” (1999); lo stesso autore in “Al cuor non si comanda”, presenta un cinico gioco surreale dove usa un’intrigante gamma di bluastri e violetti.
Tra le rarefatte e sognanti atmosfere della Thailandia è, invece, tracciato il percorso esistenziale di un uomo ripreso sempre di spalle che procede lentamente con il suo risciò. Il tintinnio del campanello spezza in parte il religioso silenzio che evoca il video di Antonio Rovaldi in Continuum (2001).
Queste sono alcune delle suggestive geometrie visive create dai sedici artisti italiani che hanno scelto la video-art come medium della loro ricerca e che selezionati da Paola Capata e Maria Cristina Bastante, danno forma alla rassegna Perspective, ospitata negli spazi di Area, contenitore per l’arte contemporanea. Simmetrici incontri davanti allo specchio per l’artista performer Paolo Angelosanto (Mirror, I999), dove l’ approfondimento del suo io gli permette di entrare in contatto con un potenziale nascosto. Il doppio si manifesta come presenza mistica, il latente divino irrompe prepotentemente divenendo forse l’unica futura possibilità esistenziale.
Sul movimento e le diverse possibilità di espressione, ma anche sulla disarmonia indaga, invece, l’artista pugliese-partenopea Rossella Biscotti, che propone la performance di un giovane manager ripreso mentre si muove ossessivamente nello spazio angusto del
Il corpo come testimone privilegiato del proprio vissuto, veicolo della decomposizione esistenziale, sismografo di conflitti e dinamiche interpersonali è fonte di racconto per l’artista genovese Eleonora Chiesa, qui presente con Istruzioni per l’uso( 2002) e before…un attimo prima di tutto 2001.
Gli incerti confini tra il visibile e l’invisibile, tra finzione e realtà sono suggeriti da Caterina Notte in Domus de Janas, 2003 dove in un magico paesaggio lunare si muovono due bambini il cui loro unico legame con l’esterno è forse la grande maschera trasparente che indossano.
salvo cacicia
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