Categorie: sicilia

Palermo non Kalsa

di - 6 Settembre 2005

Le suore di Madre Teresa di Calcutta hanno deciso bene di passare dal pensiero all’azione. Non si sono lasciate convincere dalle promesse dell’amministrazione comunale e hanno fatto tutto da sole. Prima con abbondanti dosi di vernice azzurra e poi con energici strappi. Poco importava se l’oggetto del contendere era una foto d’autore, e se l’autore era David LaChapelle, e se la megastampa era una delle tante che si sono materializzate una notte d’agosto in giro per il quartiere della Kalsa di Palermo.
L’episodio non è solo un aneddoto divertente; e di là dal fatto che in nessuna città del mondo sarebbe venuto in mente a qualcuno di appendere un LaChapelle al muro di un convento di religiose, il punto non è questo. Per fortuna nessuno più si scandalizza per un nudo; nemmeno per quelli velleitariamente “porno-chic” di LaChapelle (come dire l’aberrazione del porno e dello chic…), ma pare tuttavia utile fermarsi sul “fattaccio” perché rappresentativo del clima di approssimazione e di totale arbitrio in cui sono state gestite alcune operazioni all’interno della programmazione culturale estiva del Comune di Palermo.
Non è chiaramente in discussione l’idea di fare della Kalsa un distretto culturale ricco di iniziative e di proposte di rilievo, ma ogni ipotesi di qualità in tal senso è stata clamorosamente disattesa dalla ridda di opzioni affastellate, oltre ogni ragionevole senso della misura, nel già ricco cartellone della rassegna Kals’Art. Nonostante il sicuro interesse di alcuni appuntamenti, che hanno registrato spesso il tutto esaurito, si resta increduli e disorientati di fronte al faraonico dispendio di energie e di denari pubblici che hanno fatto di Piazza Kalsa, cuore della manifestazione, il teatro dell’assurdo di una politica culturale (diciamo meglio dell’intrattenimento) assai discutibile.
LaChapelle: già perché LaChapelle? Cosa le sue patinatissime fotografie hanno a che spartire con la Kalsa di Palermo? Quale il senso di questo eccesso di glamour ostentato e capriccioso in un quartiere ancora fortemente degradato sia dal punto di vista sociale che architettonico? Sono foto di costume? Sono foto di moda? Sono una provocazione, come è stato detto? Per chi? Smanie da fashion victims con il complesso della provincia, in cerca di emozioni forti?
Le luminarie d’autore: lodevole iniziativa quella di ripensare in chiave contemporanea le tradizionali luminarie come ultima evoluzione della gloriosa stagione barocca degli apparati effimeri. Effimeri appunto. Il tempo di una notte o di una settimana di festeggiamenti. Perché allora rendere illeggibili, così a lungo e in maniera così invasiva, le facciate delle chiese e dei palazzi del quartiere? Perché cancellare del tutto (indifferentemente se a luci spente o accese) quel gioco di volumi, di superfici, di vuoti e di pieni che definivano gli edifici e la stessa identità urbana del centro storico di Palermo? Perché accostare le luminarie d’autore a quelle tradizionali? Non si poteva decidere per le une o per le altre?
Intendiamoci: laddove la sensibilità della proposta ha tenuto conto del contesto in cui si inseriva i risultati sono più che accettabili e in alcuni casi molto gradevoli. Ne sono prova i raffinati calligrafismi di Paolo Rizzatto in via 4 Aprile o l’ipnotica sequenza di anelli colorati di Pierluigi Cerri in Vicolo della Salvezza. Tuttavia, basta spostarsi di poco metri in piazza Kalsa per imbattersi in un compendio raccogliticcio che ha tutta l’aria di un mega-flipper da paese dei balocchi. L’impressione è quella di una mirabi-kalsa-land senza più alcun residuo di città. E non servirà a molto chiamare in causa quel trito repertorio di “cortocircuitazioni”, “contrasti”, “straniamenti” e “spiazzamenti”, così familiari a certa critica, per convincerci che debbano convivere a stretto giro: a) il neo-barocco del carro di Santa Rosalia parcheggiato sotto Porta dei Greci; b) gli orribili birilli-dissuasori del traffico disegnati in colori fluo da Italo Rota per la passeggiata a mare (stilizzando, nelle intenzioni, il profilo del busto di Eleonora d’Aragona conservato a Palazzo Abatellis…); c) le pose occhieggianti di Drew Barrymore e David Bowie immortalati da LaChapelle accanto alle varie Madonne (Ciccone), Naomi Campbell e dintorni; d) le facciate delle chiese di Santa Teresa e della Pietà abbrutite da miserandi camuffamenti neo-settecenteschi che fanno il verso ai riccioli e alle volute tardo-barocche; e) il “macrocip-ricordo d’oriente” attaccato sempre da Rota alla facciata posteriore di Palazzo Forcella; f) il palco milleluci su cui si esibiscono alternativamente neo-melodici napoletani, jazz-band, gruppi etnici e cantori di fado portoghese; g) il contorno colorato e “caciarone” di panniddari (venditori di panelle), sasizzari (venditori di salsicce), semenzari (venditori di semi di girasole) e mulunari (venditori di angurie). E qui ci fermiamo, ma si potrebbe continuare.
Il quartiere? Per fortuna non subisce in silenzio. La reazione delle suore non è infatti che la punta più appariscente del malcontento che serpeggia fra gli abitanti della zona, le cui lettere di protesta non si contano ormai più sulle pagine dei quotidiani locali, accanto alle lenzuola che alcuni condomini di via Alloro hanno steso fuori dai balconi di casa loro con messaggi di disapprovazione indirizzati all’attenzione della amministrazione comunale.
Solidarietà dunque ai cittadini della Kalsa. Perché dalla critica civile che hanno dimostrato di sapere condurre, possano nascere occasioni reali di confronto e di riflessione sui modi e i tempi di una rinascita del centro storico di Palermo. Che sia affidata una buona volta, e per sempre, a progetti consapevoli e lungimiranti; e non alla polvere di stelle di qualche fotografo più o meno sulla cresta dell’onda i cui lacerti di foto al vento, nella desolazione di Piazza Magione, costituiscono forse l’immagine più sconsolante che quest’estate palermitana poteva regalarci.

davide lacagnina

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  • ho sempre ammirato il lavoro del nostro sindaco, un intellettuale scomodo , un uomo raffinato, un dandy,uno che ha affondato le mani nel fango del popolino un "picciotto di quartiere" che da sempre fà parte della contro cultura palermitana...il suo lavoro può essere accostato quello di Franco(BIFO)Berardi, e non offendo nessuno se lo paragono ad Umberto Eco.

  • Mio caro polpo
    Capisco facilmente la tua ignoranza per cio che concerne il mondo del bussines artistico, sarai un ragazzotto qualunque del'acc.b.a di pa o dell'abadir ,comunque un sempliciotto e un po scioccone , specialmente se vai a cena a casa del sindaco...comunque ti spiego un po come va il mondo ,noi personalmente non sappiamo dove vanno a finire i nostri lavori ( non solo i quadretti ), sono talmente tanti ad aver comprATo i nostri lavori dai i piu' svariati galleristi mercanti d'arte. e poi ne produciamo e vendiamo in continuazione .Se quel pupazzone del sindaco , a cui mando un in bocca al lupo per la sua carriera qualunque essa sia , possiede nostri lavoretti benvenga , io di certo non lo sapevo e mi fa molto piacere perche ' di sicuro gli avranno consigliato l'acquisto visto che il nostro beneamato primo cittadino e' un tantino stupidello.Di sicuro noi non gli abbiamo mai regalato nulla . ma il succo del discorso e' che , mio caro polipo a noi del laboratorio saccardi non importa nulla di quello che la gente pensa di noi perche' tanto siamo circondati di amici che ci vogliono bene e colgo l'occasione per salutarli tutti ciao amici noi vi vogliamo bene . personalmente ti dico mio caro polipo non ti firmare con il nome di uno degli animali piu' intelligenti del pianeta perche' il tuo quoziente non merita tale nick name .un bacio alla madonna che tutti sanno quanto gli vogliamo bene .ciao e segite amarsi sul nostro blog ogni lunedi alle 17:30 ciaoooooooooooooo

  • Ma a casa del sindaco c'erano anche due quadretti di Beatrice Feo? Ma chi è Betrice Feo? Chi si nasconde dietro uno pseudonimo così assurdo? Chi è la mente così fine che ha creato una figura di fantasia così incredibile? Chi è Beatrice Feo?

  • Non vorrei entrare nel merito della notizia, dando giudizi di merito.
    Operazioni di questo tipo sono state fatte anche a Torino, vedi "Luci d'artista"
    A Torino.
    In tutto il Piemonte in questi anni sono stati costituiti diversi Musei all'aperto....
    ricordo fra i tanti il M.A.U. a Torino in Borgo Campidoglio, il M.A.C, Arte Aperta a Piscina (To), e tanti altri.
    Tutti Musei legati al territorio, dove l'arte è "fuori dalle case"
    L'arte uscita dai "sacri contenitori" è uscita per le strade, ha "contaminato" la gente, ha comunque parlato alla gente, l'ha fatta discutere, magari anche fatta incazzare, ma l'ha anche resa orgogliosa di abitare in quel luogo.
    Ha comunque parlato e fatto parlare, e ha dato un'opportunità di forte cambiamento dove è arrivata.

  • delia non sai nulla dello schifo palermitano...non siamo a torino...e la meraviglia a palermo pesa perche dietro c'e' sempre chi ci mangoa su.
    artemafia continua a colpire.

  • bello l'articolo e perfettamente daccordo.
    le tentano tutte pur di spostare l'attenzione dalle cose che andrebbero fatte e non fatte.
    invece di buttar soldi a comprare "opere" di artistoni concettuali, li usassero x restaurare il patrimonio artistico del sud italia che viene sempre messo a parte.La mia, una città invasa da schifezze d'"arte" d'ogni genere e chiese barocche e affreschi ke cadono a pezzi. poi fanno la mostra di Tiziano,ma che c'entra il confronto con La Chapelle? ma non ci facciano ridere. pittura e fotografia, arte e pseudo-arte. ma quale confronto, è sconfortante.Mostre su Luca Giordano e i suoi affreschi in una chiesa che vanno giù tra un po' perchè hanno crepe di 1 centimetro e più.
    città d'arte? ma di chi? centinaia di milioni buttati.
    tanto per distrarre l'attenzione dai disastri di alcune città, sicilia compresa che hanno capolavori di arte vera, palazzi bellissimi,storia di secoli che affogano in montagne di sale e gigantografie di La Chapelle.
    Ben vengano, ma senza deturpare.

  • p.s.

    notato come copia bene Tamara De Lempicka????

    bella fantasia che ha. almeno ha dimostrato di conoscere l'ARTE, quella vera.uno sguardo anche al passato.
    e bravo l'assurdo di turno.

    e criticatemi pure. ma chi se ne frega!

  • i saccardi,scarsi come la morte... non sanno cosa vuol dire pittura sono cosi' scadenti che possono solo buttare le loro opere nel cesso....infatti fanno cagare!!!!!!!!! DEFICIENTI!IIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII

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