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A New York ci sarà anche “Downtown fair”. La settimana di Frieze si arricchisce di una partecipazione che promette di essere “molto vip”. O naif?

di - 22 Aprile 2014
Si chiama “Downtown fair”, e sbarcherà nel cuore di Manhattan durante la prossima Frieze week, aprendo le sue porte il prossimo 8 maggio, organizzata niente meno che dal team di Art Miami. Le richieste di partecipazione sono state oltre 200, sfrondate poi in 50 presenze dal comitato di selezione composto da Yossi Milo della Yossi Milo Gallery, Nancy Hoffman, proprietaria dell’omonima galleria e William Shearburn, insieme al direttore della nuova kermesse Nick Korniloff. «”Dowtown fair” sarà una fresca alternativa per acquistare importanti opere mai prima d’ora esposte sia da mercati giovani che più affermati, viste in una luce intima. La fiera saprà soddisfare collezionisti esperti e neofiti che stanno cercando di raccogliere il meglio di ciò che il mercato globale dell’arte contemporanea ha da offrire a New York, durante il mese di maggio», ha spiegato il Korniloff. In tutto saranno esposti qualcosa come 600 artisti provenienti da oltre 35 Paesi. Ubicata nel cuore della zona di Flatiron, tra la 35esima strada e Lexington Avenue, nel Regiment Armory, tra i partecipanti figurano oltre a Yossi Milo e Hoffman, anche Danese/Corey, Coagula Curatorial, Hackel Bury Fine Art, Nicholas Metivier, David Lusk Gallery, Armand Bartos Fine Art, Cynthia-Reeves, Arcature Fine Art, David Klein Gallery, Durham Press, Richard Levy Gallery, Peter Blake Gallery, Robert Mann Gallery, Wasserman Projects, Jenkins Johnson Gallery, Sundaram Tagore Gallery, Catherine Edelman, Galerie von Braunbehrens e diversi altri, ma nessun italiano all’orizzonte per un’esposizione che conta solo gallerie americane, con un’eccezione londinese (Archeus/Post Modern). In un «ambiente moderno intimo ed elegante ambiente, arioso, all’incrocio dell’energica scena dell’arte compresa tra Lower East Side, Soho e Chelsea», per continuare sulle parole del direttore, vedremo se la Grande Mela riuscirà a macinare anche qualcosa che sembra prefigurarsi come il parterre per il “naif d’autore”.

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