Inaugura oggi, 4 aprile, la mostra “The Fate of Empire”, a cura di Andrew Gilbert e Camilla Nacci, sviluppata in collaborazione tra Studio d’Arte Raffaelli e Cellar Contemporary, entrambe di Trento. “The Fate of Empire” porta nelle due gallerie opere degli artisti Andrew Gilbert, Umar Rashid (Frohawk Two Feathers) e Jarmila Mitríková & Dávid Demjanovič, che lavorano in coppia. Così la galleria ha raccontato la mostra nel comunicato stampa: «Nasce da un’idea di Andrew Gilbert, raccolta e sviluppata da Camilla Nacci, l’accostamento inedito dei tre giovani artisti Andrew Gilbert, Jarmila Mitríková & Dávid Demjanovič e Umar Rashid (Frohawk Two Feathers), il cui percorso è accomunato da una ricerca iconografica che attinge a piene mani da episodi storici più o meno esplicitamente caratterizzati. Si tratta però, in tutti i casi, di una reinvenzione visionaria, capace di dare soluzioni alternative alla grande storia con esiti estetici di grande eleganza, in cui i prestiti dall’antico sono riscritti in chiave contemporanea in un linguaggio a tratti graffiante, a tratti poetico».
Abbiamo posto alcune domande sulla mostra a Giordano Raffaelli, gallerista di Studio d’Arte Raffaelli, a Davide Raffaelli, gallerista di Cellar Contemporary e alla curatrice Camilla Nacci.
Come è nata la mostra “The Fate of Empire”? Che tipo di opere saranno in mostra e come sarà strutturato il percorso espositivo?
«L’idea iniziale della mostra è stata suggerita da uno degli artisti, Andrew Gilbert, che da sempre si occupa di tematiche legate al colonialismo e al declino degli Imperi e dei totalitarismi. In generale, tutti gli artisti lavorano sul concetto di “reinvenzione della storia”, in una modalità ironica, a tratti pungente. La varietà di tecniche artistiche utilizzate, declinate visivamente attraverso una figurazione ricca e coinvolgente, ci ha permesso di avere in mostra opere su carta, pirografie su legno, sculture in ceramica e installazioni site-specific».
Come sono stati selezionati gli artisti invitati?
«Andrew Gilbert conosceva virtualmente Umar Rashid ed era da poco stato nello studio di Jarmila Mitríková & Dávid Demjanovič, artisti a lui affini per ricerca e poetica. Da una sua suggestione abbiamo immediatamente captato il grande potenziale della mostra, in cui opere di diversi artisti si confrontano su una tematica comune. Inoltre crediamo che lo scambio personale tra gli artisti sia molto stimolante».
La mostra è frutto di un dialogo tra Studio d’Arte Raffaelli e Cellar Contemporary. Che tipo di dialogo si attiva tra le due gallerie in quest’occasione?
«Cellar Contemporary ha un forte legame con lo Studio d’Arte Raffaelli come spazio espositivo più giovane, sia a livello di artisti, sia a livello di pubblico; in questo caso la tipologia di mostra funziona bene per entrambe le gallerie, sono quindi le opere esposte a fare la differenza, adattandosi ai due spazi. Non è la prima volta che le due gallerie “dialogano” esponendo opere degli stessi artisti, ma “The Fate of Empires” è la prima mostra condivisa e non è escluso che tale evento si ripeta, vista la relazione tra le due gallerie».