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Acciao chiaroscuro. La scultura dialettica di Carlo Lorenzetti in mostra al CRAC di Taranto |

di - 9 Aprile 2019
Al CRAC-Centro Ricerca Arte Contemporanea di Taranto, ha aperto il 7 aprile la mostra di Carlo Lorenzetti (1934, Roma), “Piegare la luce”, visitabile fino al 12 maggio. «A pochi mesi dall’antologica nella Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, Taranto ospita uno dei più grandi maestri italiani della scultura ripercorrendo circa trent’anni di produzione (1989-2018) attraverso una selezione di disegni, collage, rilievi metallici, graffiti e sculture», si legge nel comunicato. Abbiamo posto alcune domande sulla mostra a Roberto Lacarbonara, direttore artistico del CRAC e curatore della mostra.
Come è nata la mostra e quali nuclei di opere avete selezionato?
«La mostra di Carlo Lorenzetti giunge dopo una meravigliosa antologica in Galleria Nazionale a Roma, dove lo scorso anno sono state esposte le sculture di oltre cinquant’anni di produzione, mostrando il percorso individuale e rigoroso di questo artista. A Taranto abbiamo voluto raccontare il metodo, il pensiero, la genesi stessa di molte delle sue forme, focalizzando l’attenzione sulla ricerca plastica di Lorenzetti attraverso l’opera su carta. La carta non ha una valenza di prefigurazione, né di progetto. La carta, per Lorenzetti, è materia resistente e fragile; i Graffiti e i Collages in mostra restituiscono una superficie che risponde con immediatezza alla volontà di imprimere forze, tensioni, curvature e strappi. Abbiamo selezionato opere che vanno dal 1989 ad oggi, trent’anni di una ricerca che ha piena compiutezza nell’incontro tra carta e metallo, come accade nei suoi celebri Rilievi-Collages, in cui l’acciaio armonico incontra la carta grafitata generando ogni volta nuovi volumi, nuovi chiaroscuri e nuovi equilibri».
Puoi ricordarci l’importanza della ricerca di Carlo Lorenzetti nel panorama della scultura italiana?
«La figura di Lorenzetti è del tutto centrale nella storia della scultura del Novecento. Dalle esperienze iniziali negli anni Sessanta, quando espone con Arp, Calder, Moore e Smith a Spoleto e poi nelle sale personali alla Biennale di Venezia del 1972, si intuisce la sua radicale innovazione del linguaggio, la dialettica tra solidità e leggerezza, la relazione tra luce e profondità, la complicità tra corpi vuoti e superfici riflettenti. Improvvisamente la scultura si libera del supporto per danzare nello spazio, la lastra metallica sbalzata restituisce una presenza aerea eppure imponente, grave. La sua indagine sullo spazio lo impone sulla scena internazionale pur conservando la sua assoluta individualità. Fenomeni come Lorenzetti, Staccioli, Melotti o Lo Savio ci conducono al centro di un’indagine plastica e insieme mentale, equilibrio raro e sensibile».
Come si inserisce questa mostra nella programmazione del CRAC Puglia?
«A compimento del secondo anno di attività, la mostra di Lorenzetti si colloca in continuità con la ricerca segnico-formale che CRAC porta avanti attraverso le mostre e le pubblicazioni sul tema del disegno, della grafica d’arte, del progetto d’artista o dell’opera su carta. Sono tutti aspetti centrali nella genesi del Centro di Ricerca e nella nostra collezione. I tre artisti romani appena esposti, Strazza, Tamburi e Lorenzetti, indagano tre aspetti assai differenti del segno, più o meno orientati all’espressione del gesto oppure alla meditazione sullo spazio. Ognuno di loro ci permette di analizzare da vicino la fenomenologia delle forme e la gestazione dell’opera. Sono mostre di grande intimità, silenziose, ricercate. Lo spazio del CRAC è uno spazio mentale e ci interessa catturare quell’attimo tra l’idea e la sua messa in opera».
Quali mostre sono in programma per i prossimi mesi?
«Dopo la mostra di Lorenzetti ospiteremo una collettiva che analizza un territorio ed un contesto estremamente suggestivo, nonché direttamente connesso all’identità del CRAC, ovvero l’area ionica e le sue espressioni artistiche del Novecento. La mostra “Diaspora del mito” a cura di Massimo Bignardi sarà inaugurata il 18 maggio e vedrà la partecipazione di artisti attenti al recupero di un’immagine o di una forza dal forte valore ancestrale, spirituale, archetipico ed antropologico. Ci saranno le opere di Albert, Carrino, Casciello, Ceccobelli, Costa, De Mitri, Di Stasio, Fieschi, Galliani, Maraniello, Pagano, Paradiso, Pizzi Cannella, Poto, Risi e Strazza. A fine anno invece presenteremo le nuove acquisizioni della nostra collezione». (Silvia Conta)
In alto: Carlo Lorenzetti, Scultura parietale, 2012. Foto Marino Colucci

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