Che fosse definita colta, anacronistica o di semplice e fresca figurazione, la bella pittura, anche quando era negletta, è stata sempre la sua più grande passione e con la sua galleria in via dei Banchi Vecchi, Arnaldo Romani Brizzi ha lasciato un’impronta viva nel tessuto artistico romano. Orientando un gusto e fidelizzando una cerchia di artisti e fruitori che non solo in un certo uso del colore e del pennello, ma anche in un’educata accoglienza e in una scintillante affabulazione si sono riconosciuti, sentendosi a casa. La galleria era Il Polittico e il suo animatore è morto ieri, a Roma. Un dandy novecentesco, non solo per lo stile di un vestiario ricercato e di eccentrica compostezza ma, soprattutto, per quel gusto che, sconfinando dalle scelte della galleria nella vita privata, nella sua casa-museo, nei rapporti professionali e umani, è ormai quasi una scuola, un marchio di fabbrica, precorritore dei tempi. Critico, scrittore, poeta, appassionato d’arte, prima di essere professionista delle mostre o mercante, sin da liceale Romani Brizzi ha osservato con curiosità e attenzione i fermenti delle ultime avanguardie capitoline, approdando poi, negli anni Ottanta, al Centro di Cultura degli Ausoni di Italo Mussa. Per più di un decennio, a cavallo tra gli anni Novanta e il Duemila, con più di cento mostre organizzate, la sua galleria è stato un punto di incontro per pittori e critici internazionali, tra i quali Philip Pearlstein, Dino Valls, John Kirby, Carlos Forns Bada, Hermann Albert, Harry Holland, Edward Lucie Smith e ancora Alberto Abate, Carlo Bertocci, Paola Gandolfi, Alberto Mingotti, Philip Pearlstein, Lily Salvo, Livio Scarpella, Stefania Fabrizi. I funerali si terranno oggi, alle 14, presso la chiesa di Santa Lucia del Gonfalone. (Francesco Paolo Del Re)