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Al Parlamento Europeo, una mostra per raccontare l’apocalisse salentina della Xylella

di - 16 Aprile 2019
Sono bastati sette anni per trasformare in maniera irreversibile un paesaggio millenario come quello del Salento. La Xylella vive e si riproduce all’interno dell’apparato conduttore della linfa grezza, nei vasi xilematici, portatori di acqua e sali minerali, causando profonde alterazioni alla pianta ospite, spesso letali. Dal 2013, questo batterio ha devastato gli ulivi secolari, un elemento caratterizzante del paesaggio salentino e strettamente connesso non solo ai ritmi della vita quotidiana di quei luoghi ma anche con alle economie nazionali. A raccontare questa agonia, sono state Bruna Rotunno e Fabian Albertini, con De Finibus Terrae, progetto fotografico che sarà in mostra dal 15 al 18 aprile, alla Galleria Emilio Colombo del Parlamento Europeo di Strasburgo. La mostra, a cura di Juliana Curvellano e patrocinata dall’onorevole salentino Raffaele Fitto, vice presidente del gruppo ECR al Parlamento Europeo, rappresenta anche un’occasione per sviluppare un dibattito politico, visto che coinciderà con la sessione plenaria che vedrà presenti tutti i 751 deputati europarlamentari.
In esposizione 24 fotografie, realizzate da Fabian Albertini e Bruna Rotunno, che vive in Salento da 10 anni e ha assistito in prima persona a questo evento apocalittico, vedendo morire progressivamente i suoi stessi ulivi secolari. Le due artiste, sensibilmente toccate dal disastro ambientale che partendo dal Salento si è esteso oggi a tutta la Puglia, hanno deciso nel 2016 di iniziare a collaborare per realizzare un unico progetto che, grazie alla doppia voce narrativa, presentasse la situazione attuale. Ognuna di loro, con una propria interpretazione, intende sensibilizzare l’opinione pubblica e portare alla luce una tragedia che rischia di annientare la cultura legata agli ulivi e di coinvolgere l’intera area mediterranea.
«Abbiamo utilizzato diversi tipi di tecniche che passano dalla fotografia analogica a quella digitale, dal video all’installazione. Le nostre fotografie sono testimonianze, sono tracce della nostra consapevolezza. Volutamente le nostre immagini sono presentate come un corpo unico, laddove la nostra coscienza artistica si incrocia e si sovrappone costantemente. Attraverso l’astrazione dal contesto reale, ridiamo vita a tronchi carbonizzati, trasformandoli in sculture immortali».
In alto: Bruna Rotunno, The Scream, 2017. © Bruna Rotunno © Fabian Albertini

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