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Al Summit “Arte e Cultura” di Milano l’imprenditoria chiama e la politica batte un colpo: Ornaghi, Passera e Profumo scrivono al Sole 24Ore

di - 25 Febbraio 2012
In occasione del secondo Summit “Arte e Cultura” che si è svolto ieri a Milano, il Sole 24Ore ha lanciato un manifesto per lo sviluppo culturale in cinque punti pubblicato sulle pagine del Domenicale. I passi salienti vanno dalle strategie a lungo periodo, dalla cooperazione tra i ministeri, all’approccio e lo sviluppo  didattico dell’arte e della cultura scientifica fino alla complementarità tra pubblico e privato, e una fiscalità più “soft” per chi decide di investire, in diversi modi, nella cultura.
Il manifesto sostiene che «la cultura e la ricerca innescano l’innovazione, e dunque creano occupazione, producono progresso e sviluppo».
Insomma, il segnale molto forte che viene dall’impresa è a favore di una cultura che deve tornare al centro del governo e delle sue azioni strategiche. Un programma che non deve riguardare un singolo ministero ma che riguardi tutto il paese. Per un risollevamento dal basso, anzi, sarebbe proprio giusto dire dalle radici, intese come le nuove generazioni: «Chi pensa alla crescita dei giovani senza ricerca, senza cultura e senza innovazione, ipotizza per loro un futuro da consumatori disoccupati, e inasprisce uno scontro generazionale» è un altro passaggio del manifesto. Una serie insomma di temi pregnanti che hanno sollecitato una risposta ufficiale che è arrivata alle pagine del quotidiano
da parte dei ministri Lorenzo Ornaghi, Corrado Passera e Francesco Profumo .
Nella missiva inviata al Sole 24 Ore i tre ministri congiunti dichiarano: «Oggi,   le prospettive di ripresa e di tenuta della coesione sociale del Paese sono legate  soprattutto da una spinta di natura culturale» e ringraziano il quotidiano economico per aver lanciato il manifesto in cinque punti per la cultura attraverso le pagine dell’inserto.
Quindi ci siamo? Finalmente anche i nostri “tecnici” si sono accorti dell’importanza che “il capitale” riserva alle manifestazioni umanistiche, filantropiche, culturali in genere?
La lettera dei tre ministri continua: «Nel nostro Paese l’investimento in cultura è insufficiente, se confrontato su scala internazionale. Di fronte alle scelte di spending review, che comporteranno una rivisitazione del mix della nostra spesa pubblica, la componente impiegata nella sfera della conoscenza non può essere considerata un costo da tagliare ma rappresenta uno dei bacini in cui spendere di più e meglio creando sviluppo e occupazione». E si cita anche quel famoso articolo 9 della Costituzione che promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica nonché la tutela del paesaggio e del patrimonio storico e artistico. E che, potremmo ribadire, crea indotto turistico e dunque economia.  Il monito “Niente cultura, niente sviluppo” insomma sembra aver scalfito il muro dell’indifferenza istituzionale. Per ripartire trovando un adeguato metodo di sviluppo, che ci permetta di piantarla con la perenne invidia alle performance dei nostri vicini.

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  • Vorrei incoraggiare anch'io, nel mio piccolo, i vostri sforzi a fare entrare il problema dello sviluppo culturale, in tutti i sensi, fra le cose più urgenti sulle quali impegnarsi in questi anni difficili.
    Sono un semplice monaco e insegno a Roma presso la Pontificia Università Urbaniana e presso il Pontificio Istituto Biblico, ma sono molto preoccupato anch'io della carenza di profondità culturale che vedo intorno a me dentro e fuori delle strutture ecclesiastiche. Nel mio piccolo organizzo da anni a Roma sul colle Celio gli dei quali si può avere esauriente documentazione cliccando: www Camaldolesiromani.it

    In quegli invito persone altamente qiualificate su tutti i campi della cultura per invogliarli a confrontarsi con cultori di altri interessi culturali, compresa la teologia e l'esegesi biblica e patristica!, senza altre condizioni che non siano quelle della serietà scientifica.

    E i frutti si cominciano a vedere, almeno a giudicare dall'interesse crescente, intorno a noi, di gente di ogni tipo curiosa di ascoltare e disposta a riflettere insieme, senza pregiudizi di alcun tipo, sui tantissimi interrogativi di questo nostro inizio di millennio.

    Dunque AUGURI! e proseguite con tenacia pensando ai tempi lunghi, perché quelli brevi sono già bruciati.

    Guido Innocenzo Gargano

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