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Aspettando la bassa marea per scovare trenta lingotti d’oro. Un’azione un po’ Public un po’ sfida estiva, firmata dal tedesco Michael Sailstorfer, alla Triennale di Folkestone

di - 28 Agosto 2014
Doveva tutto passare in gran segreto, ma se il segreto davvero vi fosse stato non saremmo stati all’interno di una kermesse dedicata all’arte. E così tutto è venuto alla luce, precisamente, giusto in tempo affinché la stampa nazionale potesse occuparsi di un altro, originale, caso di arte pubblica. Siamo nel Kent, vicino a Devon, e la manifestazione in questione è la Triennale di Folkstone, dove l’artista tedesco Michael Sailstorfer ha sepolto 30 lingotti d’oro per un valore complessivo di 10mila sterline. Le barre sono state insabbiate e tra poco, quando la marea inizierà a ritirarsi alle 16 ora locale, forse qualcosa verrà a galla, e i cittadini che le troveranno potranno tenersele.
Lewis Biggs, curatore della manifestazione, ha risposto al Guardian entusiasta, affermando la sua convinzione ad avere un grande afflusso di pubblico, anche se chi si aspetterà i lingotti d’oro dei vari film western resterà deluso.
Quel che invece resta interessante per gli organizzatori è la possibilità di capire quali siano i limiti dell’arte pubblica, e quali le sue evoluzioni: chi troverà la barretta se la terrà a casa come opera d’arte o se la rivenderà come oro?
Intitolato
Folkestone Digs, questo il nome del progetto, è stato prodotto dall’organizzazione Situation di Bristol, che sta cercando di cambiare la percezione di quello che l’arte pubblica può essere, perché un progetto temporaneo può avere un grande impatto nella memoria collettiva, esattamente come qualcosa che invece resta per lungo tempo, come un monumento.
E allora via, verso l’effimera corsa all’oro sulla spiaggia, che contrariamente al cubo di cemento armato di Piero Golia alla scorsa Biennale di Venezia, colato insieme a 60mila euro del prezioso metallo che il pubblico poteva “raccogliere” scalpellando il solido, qui è alla portata di tutti, anche se non sarà facile scovare le lamine.
Sailstorfer, dal canto suo, non ha dichiarato molto se non una totale semplicità di intenti: «Voglio fare un’arte che venga meno dalla testa e più dallo stomaco, anche infantile se si vuole, un po’ come il tesoro del mare nelle fiabe dei bambini. Lo scavo di oggi non sarà diverso da quelli fatti tutta l’estate». E allora forza, prima che la marea salga di nuovo!

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