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Bufera al MIBACT. Il TAR Lazio boccia le nomine di cinque superdirettori scelti per la Riforma del 2015. Ora tocca al Consiglio di Stato

di - 25 Maggio 2017
Due sentenze del Tar del Lazio contestano le nomine di cinque tra i venti superdirettori ai quali, nel 2015, il Ministero dei Beni Culturali affidò la gestione di musei e siti in posizione chiave. Dalla disamina dei due ricorsi presentati, il primo da una candidata alla direzione di Palazzo Ducale e della Galleria Estense di Modena e l’altro da un candidato al ruolo di direttore del Parco Archeologico di Paestum e dei musei archeologici di Taranto, Napoli e Reggio Calabria, si è evinto che le procedure sono viziate in più punti, dalla liceità dell’ammissione di cittadini stranieri al concorso, ai criteri di valutazione, fino alla modalità di svolgimento del colloquio, a porte chiuse, senza la presenza di uditori estranei.
«Il bando della selezione non poteva ammettere la partecipazione al concorso di cittadini non italiani in quanto nessuna norma derogatoria consentiva di reclutare dirigenti pubblici fuori dalle indicazioni tassative espresse dall’articolo 38. Se infatti il legislatore avesse voluto estendere la platea di aspiranti alla posizione dirigenziale ricomprendendo cittadini non italiani lo avrebbe detto chiaramente», motivano il presidente della seconda sezione quater del Tar, Leonardo Pasanisi e il consigliere Francesco Arzillo, che continuano: «A rafforzare la sostenuta illegittimità della prova orale, la circostanza che questa ultima si sia svolta a porte chiuse». Si parla poi di criteri di valutazione «magmatici», che non consentono di «comprendere il reale punteggio attribuito a ciascun candidato».
La reazione del Ministro non si è fatta attendere ed è stata affidata a Twitter, in attesa del prevedibile ricorso al Consiglio di Stato: «Il mondo ha visto cambiare in 2 anni i musei italiani e ora il TAR Lazio annulla le nomine di 5 direttori. Non ho parole, ed è meglio». I direttori erano stati scelti con una procedura di selezione internazionale, selezionati da una commissione composta da docenti, storici e dirigenti di musei. Le discussioni non mancarono ma, dopo tre anni, la scelta di delegare ai direttori la completa gestione dei musei aveva cominciato a far vedere i primi risultati, con i dati di visite e incassi in crescita. Adesso tutto viene rimesso in discussione.

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