Il momento è già arrivato da un po’, il confronto è ormai inevitabile. Non solo chi la fa ma anche chi racconta l’arte, deve fare i conti con Google immagini. E con l’augmented reality e l’internet of things, con i blogger e gli influencer. Bando al panico linguistico – si può sempre usare Google translate – la tecnologia vuole solo dare una mano al settore, considerando il peso e l’utilità che già ha nel nostro quotidiano. Ma come? L’Accademia Carrara di Bergamo, che è anche pinacoteca, con opere dal XV al XX Secolo, da Mantegna a De Chirico, prova a rispondere con “Museo 4.0”, workshop dedicato alla comunicazione del patrimonio artistico e culturale attraverso i new media, che si svolgerà giovedì, 12 maggio.
Insieme a esperti del settore, verrano discussi alcuni case histories, per capire quali strategie usare per raccontare l’arte, tanto attraverso i canali di comunicazione che già usiamo, quanto sviluppando nuovi modelli fruitivi, con una tecnologia smart, orientata per venire incontro a diversi livelli di pubblico, non sostitutiva del rapporto individuo-opera ma di supporto alla trasmissione della conoscenza. Così, racconteranno le loro esperienze , tra gli altri, Federica Olivares, Martha Friel e Umberto Tolino, di (M)AI-Milano Augmented Identity, piattaforma virtuale che rende visibili gli affreschi trecenteschi di Giovanni Visconti nelle sale del Palazzo Arcivescovile di Milano, luogo altrimenti inacessibile al pubblico. E ancora, Claudia Resta, di Ninja Academy, l’osservatorio sul marketing non-convenzionale, e Sandro Giorgetti, Social Media Manager della Fondazione Marche Cultura. «Avvicinare pubblici nuovi ed eterogenei è una missione che ci impegna e che migliora la brand reputation dell’istituzione. Comunicare un museo d’arte antica con tutte le potenzialità della contemporaneità è una sfida che non vogliamo mancare», dice Gianpietro Bonaldi, Responsabile Marketing della Fondazione Accademia Carrara.