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De Chirico e De Pisis ai Musei Civici di Domodossola. Ce ne parla il curatore Antonio D’Amico

di - 5 Giugno 2018
Il nuovo corso dei Musei Civici di Domodossola parte da due maestri del Novecento. “La mente è altrove” è la mostra dedicata a Giorgio De Chirico e Filippo De Pisis, un percorso onirico e figurativo composto da 35 opere e allestito all’interno della duecentesca chiesa museo di Palazzo San Francesco. Tra nature morte e vedute cittadine, vedremo le scene iconiche dei due grandi artisti dialogare con le opere barocche di Giuseppe Recco e Giovan Battista Ruoppolo. Di questa esperienza e delle nuove prospettive culturali di Domodossola, ce ne parla Antonio D’Amico, recentemente nominato curatore dei Musei Civici.
A distanza di circa un anno da questa nomina, quali sono state le sorprese positive e negative nel ruolo di conservatore dei Musei Civici di Domodossola? Puoi farci un primo bilancio?
«Ad agosto sarà un anno dalla nomina a Conservatore dei Musei Civici di Domodossola che comprendono le sedi di Palazzo Silva e di Palazzo San Francesco. La prima è una residenza storica dove è possibile ammirare arredi d’epoca, dipinti, sculture e collezioni di vario genere che favoriscono un suggestivo percorso. Mentre Palazzo San Francesco ha una storia intrigante, in quanto nasce come residenza agli inizi dell’Ottocento, inglobando al suo interno un’antichissima chiesa francescana medioevale affrescata che oggi si mostra restaurata nel pieno del suo fascino, pronta ad accogliere mostre temporanee. Sopra la chiesa, i due livelli sono in fase di riallestimento e accoglieranno il ricchissimo Museo di Scienze Naturali, la collezione archeologica, la Pinacoteca, la raccolta d’arte sacra e una bella selezione di disegni che vanno dal Seicento all’Ottocento. Ho accolto questo incarico come una grande sfida perché l’obiettivo è quello di restituire alla Città di Domodossola, al territorio e a quanti vorranno venire in questa fascinosa città di frontiera che vive all’ombra delle alpi, collezioni che sono custodite nei depositi da circa trent’anni, completando così i lavori di restauro e allestimento dell’intero Palazzo San Francesco, punta di diamante del “borgo della cultura” che equivale al centro storico della città. L’impegno è gravoso ma sono circondato da professionisti appassionati del proprio lavoro e confidiamo di poter inaugurare i musei di Palazzo San Francesco nel natale del 2019».
Qual è il tuo punto di vista nei confronti di una realtà come Domodossola che ha deciso di investire nell’arte?
«Questa amministrazione comunale, con il sindaco Lucio Pizzi e l’assessore alla cultura Daniele Folino, che mi ha chiamato per questo incarico, sta scommettendo molto sull’identità culturale della città e del territorio. Domodossola è una città di frontiera che, come un’erma bifronte, guarda all’Italia e si apre alla Svizzera con estrema duttilità. È meraviglioso per me, che sono un appassionato dei dialetti, ascoltare nelle giornate di mercato una miscela di linguaggi, dall’italiano al dialetto domese e delle valli, dal tedesco ai dialetti svizzeri. I comuni oggi non hanno grandi risorse ma a Domodossola l’investimento sull’arte vuol dire identità e restituzione della storia al territorio e questo è possibile grazie alla bella sinergia che c’è tra l’Associazione Musei dell’Ossola e la Fondazione Ruminelli».
Progetti per il futuro? relativi a Domodossola e non solo.
«Il progetto imminente da me ideato e curato è la grande mostra dal titolo De Chirico. De Pisis. La mente altrove che si inaugura a Palazzo San Francesco il 14 luglio e chiuderà il 31 ottobre prossimo. Si potranno ammirare circa 40 opere eseguite dai due artisti che per la prima volta verranno messe in dialogo con la natura morta del Seicento napoletano, fonte suggestiva di riferimento sia per De Chirico che per De Pisis. Inoltre i progetti sono svariati, tra cui una mostra a fine anno e poi un’altra in primavera, di cui ancora non parlo. Ma ho un desiderio, vorrei chiudere il mio incarico riportando a nuova vita un bellissimo complesso scultoreo che versa in uno stato conservativo precario, attualmente nei depositi. Si tratta di una grande teca in acciaio e vetro realizzata nel 1906, in occasione dell’apertura del Passo del Sempione, che ospita al suo interno una serie di figure femminili a misura d’uomo, scolpite in legno e vestite con gli abiti caratteristici delle valli. L’obiettivo per i Musei di Domodossola è quello di diventare un polo d’attrazione dove sviluppare progetti di caratura nazionale e internazionale, ma soprattutto un luogo dove gli abitanti del territorio possano riscoprire le proprie radici». (Cesare Biasini Selvaggi)

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