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È l’ora del Museo della Fotografia di Roma. Alla Sapienza si discute di gestione, programmazione e didattica, in attesa della nuova istituzione

di - 27 Novembre 2013
Sono passati due anni dal 24 novembre 2011, quando Roma Capitale diffuse la volontà progettuale di istituire un museo della fotografia nel padiglione 9d dell’Ex Mattatoio di Testaccio. Due anni in cui è stata aggiudicata la gara di ristrutturazione della sede, e che fa intravedere più viva la speranza di avere un’istituzione dedicata alle immagini anche a Roma. E se l’occasione di presentazione del progetto nel 2011 era stata a seguito del convegno “Per un museo della fotografia a Roma”, curato da Raffaella Perna e Ilaria Schiaffini dell’Università La Sapienza domani si discuterà una seconda tavola rotonda, toccando tre argomenti fondamentali per un museo, specialmente oggi, e specialmente nella capitale.
“Quale museo della Fotografia per Roma? Fund raising, esposizioni, formazione”, ancora a cura di Perna e Schiaffini, Antonello Frongia, docente di Storia della Fotografia a Roma Tre e Gabriele D’Autilia, dell’Università di Teramo, metterà insieme dalle 9 del mattino economisti, storici dell’arte e curatori, nonché i nomi dei rappresentanti delle più importanti realtà europee dedicate alla fotografia: Urs Stahel, Fondatore e Direttore del Fotomuseum di Winterthur; Ruud Visschedjk, Direttore del Nederlands Fotomuseum di Rotterdam; Jean-Luc Soret, Curatore presso la Maison Européenne de la Photographie di Parigi e anche Roberto Koch, Presidente della Fondazione Forma di Milano.
I temi del dibattito, a cui parteciperanno tra gli altri anche i critici Valentina Tanni e Walter Guadagnini, il Docente di Politica Economica Luca Beltrametti, chiamato a intervenire sul finanziamento dell’attività museali, Marina Righetti, Direttore del Dipartimento di Storia dell’arte e Spettacolo alla Sapienza e Luigi Caruso di Roma Capitale con l’Onorevole Umberto Marroni, promotore del progetto del museo, sono -come scrivevamo- imprescindibili per la vita in salute di un museo.
Quali i punti? La gestione economica (e, aggiungeremo noi, anche politica), la programmazione espositiva e l’attività didattica e formativa. Perché senza queste basi è piuttosto difficile pensare di operare, se non per il tempo di un lampo. E Roma non ha bisogno di fuochi fatui, tanto meno per quanto riguarda i musei dedicati al contemporaneo. L’appuntamento per gettare le basi, e preparare il terreno per evitare scivoloni, è alla Facoltà di Lettere e Filosofia.

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