Non è un’APP, ma la tecnologia c’entra sempre. Non è un motore di ricerca, ma un database realizzato in collaborazione con l’UNESCO e l’agenzia Getty Images e firmato da Google. Si chiama “World Wonders Project” ed è il risultato tra le più avanzate risorse tecnologiche e le più accreditate fonti di informazione, al fine di documentare e preservare per le generazioni future il patrimonio artistico-culturale di tutte le popolazioni e di tutti i Paesi. Purtroppo però solo virtualmente.
Accedendo alla pagina
www.google.it/worldwonders, sarà possibile visitare 132 siti in 18 diversi Paesi del globo, dalla Scozia al Giappone, dall’Italia agli Stati Uniti.
Non solo dunque Hiroshima o Stonehenge ma anche l’area archeologica di Pompei, i centri storici di Firenze, Napoli, San Gimignano, Siena, Urbino, Ferrara e Pisa, le Cinque Terre, i Trulli di Alberobello e tanti altri. Non solo arte dunque, ma anche una serie di zone famose per il paesaggio fiabesco.
Una piattaforma non solo culturale ma anche educativa, che offre democraticamente a tutti la possibilità di conoscere nel dettaglio alcuni dei luoghi più celebri della Terra. World Wonders arriva come ultimo progetto per l’impegno nella salvaguardia e nella promozione della cultura online. Che arriva direttamente dal Cultural Institute di Google, il cui direttore Steve Crossan, ha commentato: «Da lungo tempo Google è impegnata a preservare e promuovere online tutti i tipi di cultura. Il progetto “World Wonders” si inserisce in questo ambito, con l’obiettivo di dare nuova vita ai luoghi più significativi del patrimonio culturale mondiale e, soprattutto, di renderli accessibili ad un pubblico globale. Si tratta di una novità senza precedenti». Anche se sarebbe da mettere in cantiere qualcosa che riesca a preservare, seppure anche solo virtualmente, tutte le bellezze meno inflazionate e meno fotografate: peccato infatti che, per le bellezze meno celebri, per ora non ci sia spazio fuori dalla cerchia dei magnifici.