A partire da una ricostruzione del percorso carraccesco, il libro propone di leggere l’attività romana di Annibale non come astratta adesione all’ideale classico raffaellesco, ma come il momento culminante della ricerca di un linguaggio stilistico ‘italiano’ che egli, in sintonia con il fratello Agostino, conduceva attraverso il confronto con i grandi modelli cinquecenteschi di Tiziano, Correggio, Raffaello, Michelangelo. In questo nuovo panorama critico viene discussa la datazione corrente del Camerino, della Galleria Farnese nonchè di altre opere eseguite a Roma da Annibale, con la conseguente riflettura dei suoi rapporto con Caravaggio, che in questa luce si rilevano molto serrati e determinanti per il percorso stilistico di entrambi.
Attraverso un’analisi dettagliata del Camerino Farnese, tesa a celebrare la carica ecclesiastica del suo committente, Odoardo Farnese; l¹autrice ricostruisce per la prima volta la storia della conservazione e dei restauri degli affreschi e ne propone un¹inedita datazione: i lavori del Camerino vengono situati dall¹autrice intorno al 1599, in una pausa della decorazione della Galleria Farnese e non subito dopo l¹arrivo del pittore a Roma nel 1595, come è stato sempre affermato dalla critica. Per quanto riguarda la Galleria, la Ginzburg riprende le fonti (dall’Agucchi al Bellori al poco noto Melchiorre Zoppio, membro della bolognese Accademia dei Gelati) per un riesame della sua complessa iconografia, legata al matrimonio di Ranuccio Farnese con Margherita Aldobrandini.
Da segnalare che nel libro sono presenti per la prima volta le riproduzioni a colori del Camerino.
La presentazione è il primo appuntamento del ricco calendario di quest’anno della Società Santa Cecilia-Amici della Pinacoteca di Bologna, promotrice dell¹evento.
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