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Kapoor e altri 78 artisti prendono posizione contro il cambiamento climatico, con una lettera

di - 11 Luglio 2019
L’opposizione al cambiamento climatico si fa sempre più accesa anche nel mondo dell’arte. Ulteriore conferma ne è la lettera aperta indirizzata, qualche giorno fa, al direttore della National Portrait Gallery, Nicholas Cullinan e firmata dall’artista inglese Gary Hume, affiancato da altri 78 nomi del panorama artistico internazionale, tra cui Anish Kapoor, Antony Gormley, Sarah Lucas, Allen Jones e Rachel Whiterhead.
Come si legge su Artnet, tra i firmatari figurano ben cinque vincitori del Turner Prize e dieci concorrenti delle scorse edizioni del BP Portrait Award, il prestigioso premio di ritrattistica pittorica indetto dalla National Portrait che, negli ultimi 30 anni, è stato sempre sponsorizzato dalla BP-British Petroleum e che, proprio per questa relazione, è finito nel mirino della critica sollevata dalla lettera. La BP è stata infatti accusata di contribuire alla crisi ambientale per via del provvedimento, oltretutto contradditorio rispetto alle dichiarazioni ufficiali, che sancisce lo stanziamento del 97% del proprio capitale utile per lo sfruttamento dei combustibili fossili e soltanto del restante 3% per l’energia rinnovabile.
Un contratto di sponsorship così duraturo ha dunque l’effetto collaterale di sostenere le scelte del colosso del settore energetico, accreditandone le false dichiarazioni. Partendo da questo punto, Hume ha avanzato tre richieste a Cullinan, in nome dell’impegno etico degli artisti: non rinnovare questo contratto dopo la sua scadenza nel 2022, iniziare a cercare fonti di finanziamento alternative per il Portrait Award e rimuovere il rappresentante BP attualmente presente in giuria.
Secondo quanto riportato da Hyperallergic, però, le risposte di Cullinan non sono parse molto accomodanti. Il direttore ha infatti evidenziato, da un lato, la necessità, per la National Portrait, di lavorare con un ampio ventaglio di corporate partners, percependo dai finanziamenti statali non più del 33% delle proprie entrate, dall’altro, la contestuale difficoltà a trovare nuovi sponsor. (Guglielmo Hardouin)
In alto: Dinendra Haria/SOPA Images/LightRocket via Getty Images

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