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La forza di Liberato. Il concerto a Napoli dimostra l’impatto sociale dei fenomeni social

di - 10 Maggio 2018
Chi è Liberato? È il fenomeno che ha richiamato circa 20mila persone su via Caracciolo, il lungomare di Napoli. Più forte di ogni ricorrenza storica, Liberato ha avuto il potere di far diventare sua la data del 9 maggio. Si è trattato di un concerto apparentemente allestito in pochi giorni ma che ha attirato un pubblico proveniente da tutta la Campania e ben oltre. Più che di concerto si dovrebbe parlare di evento, di appuntamento, perché, di fatto, Liberato ha cantato per poco più di una ventina di minuti, durante i quali i presenti hanno potuto ascoltare i suoi successi.
Visivamente, l’esperienza non è stata poi molto differente da quella che si fa a casa: come nelle clip che tutti abbiamo visto sul web, la musica scorre in sincrono con immagini pensate con cura, così il live si è svolto in un contesto, quello di una via Caracciolo che lentamente si animava, non meno affascinante di quello che avrebbe potuto catturare la regia di Francesco Lettieri.
Tutto il pubblico era d’accordo: l’appuntamento del 9 maggio sembrava essere un invito ad assistere al lancio di una nuova hit o, addirittura, dell’agognato disco, qualcuno credeva anche di poter acquistare merchandising. Non è accaduto nulla di tutto ciò: al di là dei pullman organizzati e della birra da attesa, non c’è stato alcun annuncio o risvolto economico.
Dal punto di vista tecnico, le performance sono state deludenti. I Nu Guinea, il duo napoletano con base a Berlino, hanno proposto una sorta di disco-funk a un volume che definire contenuto è un eufemismo e la speranza che si alzassero con l’arrivo della star della serata è stata insoddisfatta. Ciò ha fatto sì che alla gioia di potersi trovare alla presunta presenza di Liberato, si mischiasse la delusione di aver aspettato tanto per poi ascoltare qualcosa di poco distinguibile, complice un palco di dimensioni ridottissime, seppure pensato per accogliere un solo ospite, senza band. A parte la giocata del MiAmi, dove si palesò l’evidenza che lo svelamento dell’identità nascosta farebbe scalpore solo se si dovesse trattare di qualcuno di già conosciuto, il live del 9 maggio si accoda al flop torinese. Probabilmente questo è il lato della medaglia della scelta dell’anonimato, una scelta che mette il pubblico a immensa distanza, anche quello quanto mai partecipante della napoletanità. Questo tipo di distacco si traduce in un’aspettativa difficile da soddisfare e tale consapevolezza non può che pesare su chi si mostra a una massa sempre più bramante e curiosa, solo un paio di volte all’anno.
La vera notizia è che, grazie a Liberato, individui che hanno un interesse comune nella trasversalità dei social network sono state spinte a recarsi in un luogo, sapendo in anticipo che l’anonimo non si sarebbe rivelato, neanche stavolta. A prescindere dalla musica, all’evento Liberato va dato il merito di aver riportato le persone dal social al sociale. Seppure il tutto sia stato prontamente immortalato da migliaia di stories su Instagram. (Ambra Benvenuto)

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