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La Triennale si fa in tre, unendosi al Teatro dell’Arte e al Museo di Fotografia Contemporanea di Cinisello Balsamo. E annuncia i progetti per l’autunno

di - 26 Settembre 2016
Tempo di cambiamenti anche in casa Triennale di Milano, che dopo l’edizione della XXII Esposizione Internazionale annuncia due unioni che, certamente, determineranno anche il passo dell’istituzione milanese nel prossimo futuro.
La Triennale, infatti, diviene socia sia della Fondazione CRT Teatro dell’Arte, la cui sede si trova proprio nello stesso edificio di Giovanni Muzio, in viale Alemagna, e anche alla Fondazione del MUFOCO – Museo di Fotografia di Cinisello Balsamo – in rappresentanza anche di Mibact e Regione Lombardia, due enti che a diverse riprese furono chiamati in causa proprio per la mancanza di attenzione, negli anni scorsi, verso l’unica istituzione pubblica italiana dedicata agli scatti di oggi.
Una unione di soggetti, dunque, per un programma comune ma che mantenga aperte le reciproche specificità: «Sono soddisfatto di questo processo che porta la Triennale di Milano a essere più completa nella sua progettualità e più forte per affrontare le sfide del futuro», ha dichiarato il Presidente Claudio De Albertis.
Il primo passo tra Triennale e i nuovi “partners”?
Si intitola “L’altro sguardo”, che in collaborazione con il MUFOCO – sotto la curatela di Raffaella Perna – proporrà oltre centocinquanta fotografie provenienti dalla Collezione Donata Pizzi, concepita e costituita in brevissimo tempo con lo scopo di favorire la conoscenza e la valorizzazione delle più significative interpreti nel panorama fotografico italiano dalla metà degli anni Sessanta a oggi, da Letizia Battaglia a Lisetta Carmi, arrivando a Silvia Camporesi, Gea Casolaro e Alessandra Spranzi. E poi la personale di Marc Camille Chaimowicz “Maybe Metafisica” (in home page un’immagine), che ha concepito un progetto espositivo legato alla storia e all’architettura del Palazzo dell’Arte, mentre pochi giorni dopo sarà la volta della “Vita, diari e appunti di un uomo irrequieto”, ovvero lo stilista Antonio Marras che arriva alla Triennale Design Museum con “Nulla dies sin linea”, antologica di opere d’arte realizzate negli ultimi vent’anni, che raccontano percorso visivo di Marras attraverso installazioni edite e inedite, disegni, schizzi e dipinti, che mostrano una carriera d’artista mai slegata da quella dello stile (foto sopra). Una nuova dimensione, senza altre figure come quelle di Giorgio Strehler e Mies van der Rohe, giusto per citare un altro paio di appuntamenti dell’autunno meneghino.

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