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L’antica Pompei in Corea. Nuovo tour per le rovine italiche, e se tutto va bene anche da queste parti si faranno grandi ingressi

di - 19 Dicembre 2014
Dopo le grandi mostre campioni d’ingressi degli anni passati che hanno suscitato un forte interesse da parte del pubblico come, ad esempio, “Pompei. Catastrofi sotto il Vesuvio” a Madrid, “Pompeii and Herculaneum Live” del British Museum di Londra e, infine, l’esposizione di Monaco di Baviera alla Fondazione Hypo-Kulturstiftung, un’altra importante mostra, nata da una collaborazione scientifica tra il Direttore del Museo Nazionale della Corea Kim Young-Na e la Soprintendenza per i Beni Archeologici di Pompei, ha portato l’antica città vesuviana fino in Estremo Oriente.
Dal 9 dicembre al 5 aprile, infatti, al National Museum of Korea sono in esposizione 298 reperti provenienti dai siti archeologici di Pompei, Ercolano, Stabia, Oplontis e Boscoreale e dal Museo Archeologico Nazionale di Napoli. Il titolo della mostra è “Pompeii: Culture of the ancient Roman city” ed è uno dei rari esempi di opere pompeiane in esposizione in Oriente, divenendo così un’occasione unica di scambio tra il mondo occidentale e quello del Sol Levante.
L’intento della mostra è quello di mettere in risalto l’umanità, gli usi e i costumi della civiltà pompeiana, avvicinandoli così a una cultura completamente diversa. L’eccezionale fascino esercitato dalla riscoperta del sito è messo in risalto dalle numerose sculture che un tempo adornavano i giardini e gli ambienti di rappresentanza delle ricche domus, dai notissimi calchi delle vittime dell’eruzione realizzati grazie all’ingegno dell’archeologo ottocentesco Giuseppe Fiorelli. Di non minore importanza sono le porzioni di pareti affrescate, gli utensili e gli oggetti che testimoniano il lussuoso stile di vita degli abitanti della città, sepolta fino al VIII secolo. Come affermò Johann Wolfgang Goethe riferendosi all’eccezionalità delle scoperte vesuviane che, per la prima volta, hanno portato alla luce gli aspetti della vita quotidiana degli antichi romani: «Mai nessuna catastrofe ha procurato ai posteri tanta gioia come quella che seppellì queste città vesuviane». Evocano la quotidianità, infatti, la pagnotta di pane carbonizzato, gli utensili adoperati in cucina, gli strumenti chirurgici che ricordano gli stessi dei nostri giorni; tutti oggetti ritrovati all’interno degli ambienti dove gli antichi pompeiani conducevano la loro vita, ignari della catastrofe che li avrebbe sorpresi.
Come ha affermato in occasione dell’inaugurazione della mostra il Soprintendente di Pompei Massimo Osanna: «Avvicinare alla cultura e alla sensibilità orientale un patrimonio di tale valore è, per la Soprintendenza di Pompei, un motivo di orgoglio, strettamente connesso al nostro impegno e alla nostra vocazione di valorizzare e diffondere la cultura in ambito internazionale. Ed è per questo che la disponibilità e la collaborazione di Musei come il National Museum of Korea ci consente di portare a compimento la nostra missione di rendere ovunque e a chiunque fruibile uno straordinario e unico tesoro che la storia ci ha consegnato». Non rimane che augurarci, quindi, che le collaborazioni tra le maggiori istituzioni culturali del mondo e il sito archeologico più rinomato e studiato possano continuare, dando vita a nuove ricerche e scoperte destinate non solo a un’elite di addetti ai lavori, ma finalizzate anche a creare consapevolezza e interesse da parte del grande pubblico. (Federica Pignata)

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