Per coloro che non se ne fossero accorti, durante l’inaugurazione dell’opera di
Tobias Rehberger, lo scorso sabato, Roma ha una nuova piazza. Tra l’altro l’unica piazza davvero contemporanea, l’unica piazza priva di graffiti e scarabocchi sui muri, l’unica ancora non sfregiata dalla vergogna assoluta della sosta selvaggia, l’unica che per il momento non ha pagato il pegno ai racket dei cartelloni pubblicitari, delle bancarelle e dei camion-bar che sfiancano ogni angolo di una Capitale degno specchio d’un paese in via di putrefazione. Insomma un luogo che, come si dice in città quando qualcosa sembra curiosamente civile, “
non sembra Roma”.
Si tratta della piazza del Maxxi, uno slargo mosso, in parte alberato, in parte coperto sotto i cementi pensili dell’architettura di Zaha Hadid e in parte addossato alla mole post-industrial della vecchia Caserma Montello dove troveranno posto biblioteca, uffici e servizi di ristorazione.
Lo spazio, pur caratterizzato dalle algide forme del Museo, risulta accogliente, articolato (da una parte alcuni gradini creano una sorta di platea), ampio e luminescente di led che segnano percorsi a terra. La sua posizione è strategica anche per i flussi di quartiere, unendo in maniera inedita due strade importanti come Via Guido Reni e Via Masaccio, dove dovrà essere prevista una fermata “MAXXI” del tram che proviene da Piazzale Flaminio, al fine di rendere decentemente raggiungibile l’unico centro d’arte contemporanea in Europa privo di stazione di metropolitana.
In definitiva il primo acchito rispetto a questo nuovo spazio urbano – naturalmente bar e ristorante eccellenti dovranno porre la proverbiale ciliegina, evitando accuratamente la deriva
pariolin-cafona che si è verificata al vicino Auditorium – fa ben sperare rispetto alla creazione di uno spazio di aggregazione contemporanea, vivace, attiva e colta. Sul modello – perché non ci si inventa nulla – del piazzale davanti al Beaubourg, dello slargo tra Macba e CCCB a Barcellona, della piazza del Reina Sofia di Madrid.
Il carattere di vera e propria ‘piazza’ sarà poi certificato da un elemento che della piazza è indispensabile complemento: il monumento. Infatti qui troverà spazio una superdotata (per lo meno per quanto concerne lo stanziamento di 700mila euro!) opera dell’artista
Massimo Grimaldi frutto del noto concorso che ha destinato il 2% dei costi del cantiere a due lavori di arte pubblica (l’opera che decorerà l’atrio sarà invece di
Maurizio Mochetti).
Insomma, che vi sia una piazza crediamo di averlo dimostrato. Veniamo al punto: manca il nome. E non abbiamo neppure intenzione di star qui a spiegare il perché e il percome sia irrifiutabile intitolare questa piazza all’artista italiano scomparso più internazionale, più conosciuto e non solo dagli addetti ai lavori, più legato a Roma e allo stesso tempo più cittadino del Mondo, ma davvero di tutto il Mondo. Insomma non vogliamo farla tanto lunga nel dire che un museo come il Maxxi non possa esimersi dal nominare
Piazza Alighiero Boetti il bello slargo di cui è quinta scenica.
L’assessore alla cultura del Comune di Roma, sin’ora garanzia di scelte di qualità, ha anche la delega sulla toponomastica.
Fontana, Burri, Pascali, Depero, Licini… Persino
Mirò, Cézanne e
Dalì hanno intitolata una strada a Roma. Boetti no. C’è altro da aggiungere? (
m. t.)
[exibart]
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Sempre ottime le proposte di Exibart, ma forse un pensierino andrebbe fatto a Burri, che a Roma era altrettanto legato e vi operava, e che forse a livello internazionale è anche più conosciuto, apprezzato e... prezzato. E che in patria è stato sempre ben poco considerato.
E perché, vista la "modernità" del nuovo museo, non ricordare anche l'unico vero pop-artista "de noartri", Mario Schifano?
tutto esatto. proposta, identificazione dello slargo come piazza. unici due grandi nei:
- i percorsi con i "breccoloni"
- le luci a terra
entrambi "pericolosi ostacoli" di un percorso forzato
Assolutamente d'accordo: piazza Mario Schifano!!!!
Splendida e azzeccatissima idea, che condivido veramente con il cuore vista l'empatia che ho con le opere del grande Boetti.
Bisognerebbe però che qualcuno la girasse concretamente a chi ha il potere e gli strumenti per intitolare la piazza.
Certo che anche Piazza "Alighiero e Boetti" sarebbe molto bello, ma senza perdersi in sottigliezze sarebbe davvero importante ed opportuno che gli intestassero la piazza.
Quale location più di questa....
Burri ha già una via -ancorché periferica- in città. Dunque non si può ripetere in una piazza, sarebbe inusuale.
Su Mario Schifano abbiamo riflettuto, prima di lanciare la mozione-Boetti. Gli artisti sono immensi tutti e due, ma Boetti ha probabilmente quella caratura internazionale e quella notorietà planetaria che Schifano non ha ancora. La piazza del Maxxi deve puntare ad essere il luogo più internazionale di questa nostra capitale ancora troppo pressappochista e provinciale; questa istanza mi pare eccezionalmente interpretata dalla storia personale e artistica di Alighiero Boetti.
Il fatto, poi, che a Boetti non sia stata intitolata ancora alcuna strada in città, trasforma la proposta in un postulato da realizzare al più presto.
Per quanto riguarda Mario Schifano non dimentichiamo che esiste un altro importantissimo museo in fase di ultimazione a Roma (il Macro) che avrà, a sua volta, un'altra importantissima piazza...
invece io la intitolerei a Gino De Dominicis,
genio misterioso, dimenticato perchè sfuggen-
te alla normalità.
è una proposta pienamente condivisibile!
Oggi Repubblica riprende la vostra proposta; senza citarvi.
Ehggià, ho visto: come da tradizione della maison, d'altro canto.
Che lecca culo che sei ! Possibile che metti in ogni angolo croppi ? !!! Tonelli tempo fa dicevi che ai gay piacciono il bastone e la carota...credo che piacciono anche a te, e pure tanto !