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Le manovre di Zwirner. Il numero uno dell’arte apre una sede a Parigi e Londra si preoccupa

di - 11 Luglio 2019
Quando un grande generale sposta le sue truppe sul campo, c’è sempre non solo una causa ma anche una conseguenza di un certo rilievo. La questione, allora, non è solo perché David Zwirner abbia deciso di aprire una nuova sede a Parigi ma anche quali effetti potrà sortire questa manovra, sul lungo periodo del sistema dell’arte.
Una risposta molto idealistica l’ha fornita lo stesso gallerista tedesco al Financial Times che – è bene sottolinearlo, soprattutto in questo caso – è il principale quotidiano economico del Regno Unito: «La Brexit ha cambiato le regole del gioco. Da ottobre, la mia galleria di Londra sarà una galleria britannica, non europea. Ma io sono europeo e vorrei anche una galleria europea». E se lo dice il numero uno dell’arte mondiale ufficialmente riconosciuto, che per i 25 anni di attività si è regalato un nuovo spazio di cinque piani a New York, progettato da Renzo Piano e in apertura nel 2020, la cosa non potrà passare inosservata. E poi, Zwirner ha già ampiamente dimostrato di essere dotato di un raffinatissimo fiuto per il vento che cambia, come per l’apertura della sua nuova piattaforma online dedicata all’acquisto di opere, rilanciata anche durante Art Basel e che, nemmeno a dirlo, ha riscosso grande successo.
Fino a ora, Londra è stata senza alcun dubbio il vero cuore dell’arte contemporanea continentale ma siamo sicuri che, con le inevitabili difficoltà burocratiche e finanziarie che sopraggiungeranno con la Brexit, la situazione rimarrà immutata? A questo punto, qualche altra capitale potrebbe candidarsi a diventare l’epicentro ultraliberale del blue chip, per esempio Parigi che, in effetti, si riprenderebbe lo scettro di una storia di primissimo piano ma sbiadito da poco meno di un secolo. Se di appannamento si può poi parlare per una città come Parigi, che continua a sviluppare grandi progetti anche grazie a danarosi investimenti di privati, come LVMH, Kering e Lafayette.
Secondo l’economista Clare McAndrew, il Regno Unito è stato a lungo il centro commerciale europeo più importante per l’arte, rappresentando il 66% della quota di mercato nel 2018, con la Francia al secondo posto e molto staccata, al 19%. Un sorpasso avrebbe del clamoroso ed è molto difficile ipotizzarlo in tempi brevi ma la previsione di un assottigliamento della forbice è tutt’altro che surreale.
Il nuovo spazio di Zwirner sarà al 108 Rue Vieille du Temple, nel Marais, che negli anni ’80 già aveva ospitato una galleria d’arte, quella del leggendario dealer Yvon Lambert e, dal 2015, è stata la sede della galleria VNH, che chiuderà a fine luglio. Per la cofondatrice della VNH e collezionista, Hélène Nguyen-Ban, si tratta di una storia a lieto fine e il suo socio in affari, Victoire de Pourtalès, resterà come manager associato della nuova sede parigina, come anche la maggior parte del team di VNH. Justine Durrett, direttore di Zwirner New York, si trasferirà a Parigi e l’avamposto sarà presentato in concomitanza con Fiac, il 16 ottobre, con una mostra dell’artista statunitense Raymond Pettibon.
Nel frattempo, gli altri mega-dealer non rimangono a guardare. Qualche settimana fa, Gagosian ha annunciato la sua nuova galleria a Basilea, mentre Hauser & Wirth si amplierà addirittura su tutta un’isola, a Minorca, in Spagna.
Parigi sarà il sesto spazio di Zwirner, dopo Londra, nel 2012, Hong Kong, nel 2018, e le tre gallerie di New York. E chissà, magari sarà la volta buona per vedere le Infinity Room di Yayoi Kusama anche nel vecchio continente, dopo la grande mostra che Zwirner presenterà a New York, in autunno.

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