Identità culturale non è sinonimo di autoreferenzialità, chiusura in se stessi e pregiudizio ma, allora, come interpretare questa sorta di intimo sentimento collettivo che, alla luce delle ultime emergenze, è diventato sempre più ambiguo? Hassan Al Meer e Muzna Al Musafir suggeriscono di prenderla con ironia e così, lasciandosi andare al gusto del gioco, ci raccontano della loro terra, l’Oman, tra i sultanati islamici più sviluppati e politicamente stabili, con le sue antiche e aspre montagne rosa, le dolci e rare oasi verdi e gli stupefacenti mari azzurri. “Giocando con l’identità: artisti contemporanei dell’Oman” è la mostra a cura di Manuela De Leonardis, presentata in anteprima in occasione della VI edizione di Castelnuovo Fotografia, dal 29 al 30 settembre e, successivamente, in esposizione ad Acta International, a Roma, dall’11 al 31 ottobre.
Esteriorità e intimità, piccoli momenti e grandi eventi, il volto del territorio e le pieghe della situazione politica, sociale e culturale, il passato e il presente, dall’indipendenza dal semi protettorato inglese all’incredibile sviluppo socioeconomico negli ultimi 40 anni, le mode femminili e maschili, il kuma, la dishdasha, il niqab, l’abaya, le contraddizioni e il dialogo. Una storia potente ma che passa con leggerezza nelle fotografie di Al Meer, in cui gli abiti occidentali e locali si sovrappongono, e nei video di Al Musafir, romantica, maliziosa, aggressiva, emancipata, conservatrice, unica protagonista di tanti ruoli.
Tentativi di autorappresentazione, per mediare tra globalizzazione e tradizione, in una nuova declinazione glocal. Che, magari, farà venire qualche idea anche a noi.
In home: Muzna Al Musafir, Niqab, 2010. Courtesy of the artist
In alto: Hassan Al Meer, Ambuguity, 2005. Courtesy of the artist