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L’ultimo tragico “game”, a 41 anni morto a Firenze Lorenzo Pizzanelli

di - 29 Settembre 2010
E’ mancato, nella notte tra il 27 e il 28 settembre, a 41 anni, l’artista Lorenzo Pizzanelli. Sperimentatore di linguaggi digitali e provocatore divertito, Pizzanelli ha attraversato la scena fiorentina, e non solo, con equivoca irriverenza: dalla versione toscana di “Lift Gallery”, al “museo Trans-Unto”, ai voli di palloncini itifallici nei cieli di Firenze, fino alla ”Moschea”, installazione interattiva per schiacciare i dittatori del nostro tempo.

È stato un artista eccentrico, Lorenzo Pizzanelli, nel senso preciso della parola, sempre coltivando i propri progetti al margine dei circuiti dell’arte. Proprio l’arte, la storia e i meccanismi della fruizione sono sempre stati al centro del suo lavoro, sintetizzato nella creazione di Iconoclast Game, videogioco/opera di net art dove Marcel Duchamp affronta le icone della cultura occidentale e orde di turisti feticisti. (pietro gaglianò)

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Lorenzo Pizzanelli – Play Art – Firenze, Daniele Ugolini Contemporary

Lorenzo Pizzanelli – Purgatorio – Firenze, Lift Gallery

[exibart]

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  • A proposito di Lorenzo

    Aldilà dell’orizzonte, oltre il mare oceano, il Nuovo Mondo allargò i confini del pensiero 500 anni fa; moltiplicò le meraviglie, arricchì gli scrigni con oro e gemme favolose, imbandì le tavole di gusti mai sognati, sguinzagliò, con rinnovata spinta, la sete di potere, di successo, di felicità. E poi divenne comune, conosciuto, familiare… deludente, poca cosa, un pugno di mosche, arida vendetta che l’incertezza si prendeva sulla brama di assoluto. Eppure, un giorno, quei giorni e anni e secoli della ricerca e della scoperta furono vissuti nella frenesia dell’assoluto.
    Come tale, l’assoluto dovrebbe garantire, principalmente, il trionfo del significato inequivocabile di ogni cosa; sconfiggere la noia, la tristezza, il dubbio, l’angoscia, la mala morte, la morte di fame e di pochezza. Dovrebbe mai venire meno il suo pieno gonfiore di pallone appena librato nel mezzogiorno radioso. Dovrebbe, l’assoluto, fondarci e sostenerci per sempre, e sempre comportarsi come un alleato personale, fedele e quasi servile, una specie di cane mansueto ma con dei poteri sterminati.
    Il desiderio di assoluto non è un peccato, non è un delitto, non un vizio e nemmeno una perversione. È parente stretto dei sogni e delle opere d’arte che sono tante perché nessuna è riuscita a diventare tutte: nessuna è assoluta. In questo senso, si può dire che ogni opera d’arte è un fallimento, un divino fallimento nel quale si espone il dolore di un piccolo dio che tutto volle ed ebbe soltanto un poco.
    Lorenzo Pizzanelli, sul filo di un dolore che appena incominciava a dire parole nuove, in un moto forse meno esuberante della creazione secondo il suo solito e che era già il diverso da sé, è andato incontro al suo assoluto. Per fortuna ci sono ambiti del pensiero dove il suicidio non ha necessità di essere giudicato moralmente e dove configura un messaggio da leggere. Ed è perfino un messaggio generoso perché chi così lo voglia, può provarsi a decifrarlo senza per questo sciupargli il mistero. Anche in questo modo iniziano le storie. E mentre ci siano storie, mentre ci siano messaggi che gli esseri umani lasciano agli altri esseri umani, è possibile parlarne, pure del suicidio.
    Il desiderio di assoluto non è patrimonio esclusivo degli artisti. I fanciulli ne sanno qualcosa e noi che abbiamo incominciato a invecchiare guardiamo loro con commozione, timorosi di dover loro dire, forse troppo presto e facendo loro arrabbiare, che l’assoluto, pur non essendo un difetto, non è di questo mondo.

  • scritto da Lorenzo il 21/09/2010
    (condivido in apnea, il suo ultimo testo che doveva diventare un Romanzo)

    Se la Vita prima di essere vissuta, usata, consumata, magari addirittura gettata via prima della sua fine naturale, ci avesse donato un Libretto d’Istruzioni? Non ho scritto distruzioni! Ho scritto: D (apostrofo) ISTRUZIONI.
    Come sarebbe bello già prima (ripeto: PRIMA, avanti, precedentemente, antecedentemente), prima di nascere, poter consultare un Manuale che ci illustrasse (almeno per sommi capi) il Prodotto che conquistiamo a scatola chiusa!
    In questo Supermarket delle esistenze non ancora consumate ci preoccuperemmo di scegliere una vita economica che non ci faccia pagare care le nostre scelte e valuteremmo (sempre al condizionale) altre vite possibili e migliori di quella che ci stavano dando (sempre a scatola chiusa), come un dono.
    Tutti noi sappiamo di non aver saputo e potuto scegliere le nostre rispettive esistenze e di non meritarci, dalla nascita, l’idea del peccato originale che i cristiani credono o vorrebbero credere di ereditare con la vita. Quale peccato abbiamo commesso prima di nascere nella forma umana?
    Anche i buddisti si ostinano a cercare una liberazione dagli schemi naturali delle specie viventi trovando l’esistenza umana una delle ultime tappe da percorrere verso la liberazione e il Nirvana.

    Spesso ho pensato di voler rinascere stella, rendendomi conto, un attimo dopo l’azzardo, della noia e fatica mortale di rimanere (relativamente) fermi, miliardi di anni, a produrre luce ed energia per gran parte dell’universo e non aver modo di passeggiare liberamente fuori dalla galassia che mi toccherebbe accudire peggio di una famiglia numerosa… per miliardi di anni. Ho anche pensato, nei miei numerosi momenti d’ozio creativo, di ri-nascere fotone di luce pura… Ne varrebbe la pena? Immaginate di essere un fotone, appena nato da una reazione nucleare di una stella, a temperature altissime… ed essere sparato – dalla sua stessa madre - fuori dal ventre incandescente! Nel buio, alla velocità della luce e in una direzione data dalla mamma… Ma… non basta. Il bel fotone deve subire, nel suo viaggio verso l’uni-verso, le orbite gravitazionali di altre stelle, pianeti, asteroidi o peggio la caduta in un buco nero, egoista, quanto bulimico d’energia altrui.
    Vorrei tanto chiedere a Budda in che parte dell’Universo si è incarnato o, come mi auguro per lui, smaterializzato. Immagino un Budda senza più carne e materia da accudire col peso dell’amore. Anche l’amore è legato alle Leggi della fisica. L’amore, secondo i grandi poeti, muove le stelle…. dunque si parla sempre di attrazione, gravitazione, seduzione… di non disperdere materia/energia. In queste condizioni, un buon Budda, dovrebbe essere capace, sempre per liberarsi di tutto il fardello, di sciogliere, oltre all’amore di sé e dei suoi cari estinti, ogni legame amoroso col resto, col tutto e col nulla. Un buon Budda dovrebbe disperdersi nell’ambiente senza inquinare, né farsi più domande, né desideri di alcun ché, senza memoria del passato, del presente e del futuro. Ma, senza Memoria, come ben sapevano gli antichi greci, non c’è arte, non c’è storia, non c’è ordine, né amore. La vita dell’umano sentire perde di fascino e dunque, caro Budda, non sono interessato alla tua filosofia.
    Gli dei e il grande Dio occidentale e accidentale… e il Budda… sono solo spirito? Sono nella purezza e bellezza dell’energia? Energia per il carica batterie? Anche l’energia più pura non è libera di viaggiare dove gli pare e rischia di essere catalizzata in funzioni e finzioni poco interessanti, da quelle umane a quelle cosmiche.

    Gli scienziati parlano dell’entropia… del cosmo che dovrebbe finalmente darsi una calmata, acquietarsi in una sana pigrizia cosmica, rallentare le sue reazioni fino a un’entropia della forza d’inerzia.
    Un universo esploso che viaggia alla deriva degli infiniti, in tutte le direzioni, oppure un cosmo dell’eterno ritorno, espanso per contrarsi, ancora e ancora, chissà quante volte. In entrambe le ipotesi, al giorno cosmico, carico di luce e stelle, si succederebbe una notte cosmica. Così si spengerebbero tutte quelle luci celesti, come candeline di un compleanno da festeggiare. Quelle stelle, sempre accese da miliardi di miliardi… di miliardi di anni… tutto quello spreco d’energia, un giorno avrà fine. Se il primo mattino è stato il Big Bang, quando sarà la bella notte eterna per i sogni tranquilli… finalmente!?
    - Ah…
    - Oh…
    Questa l’utopia del Budda? Una pace cosmica che segue il grande coito e orgasmo ultragalattico di questo Eros che ci nutre e consuma dannando le esistenze in divenire?
    Questo anche il Paradiso monoteista? La fine del mondo-universo, il Giudizio Universale e la pace eterna?
    Forse.
    Tuttavia, dubitare, sarebbe sempre corretto, visto che le religioni ri-legano i pensieri e le esistenze lungo canali prestabiliti dalle religioni stesse.
    Al di là del Bene e del Male, al di là della Materia e dell’Energia che ci e mi è data, conviene muoversi con l’unico mezzo di locomozione che oltrepassa la velocità della Luce e ci permette di andare contro le onde gravitazionali: il pensierino. E più pragmaticamente il Logos. Quel Logos occidentale e accidentale messo a punto dagli antichi greci e ch’io, come D’io, m’adopro ad abusare come verbo. Da coniugare.

  • Sei stato la prima persona che ho incontrato qui a Firenze, nella stessa stanza dalla quale scrivo adesso, in un appartamento che ha sempre il tuo nome sul campanello, che mi accoglie per questo triste saluto. E ho saputo dell'arte solo dopo, prima di tutto sei stato una dolcissima umanità, una guida sorridente che mi ha mostrato anfiteatri scomparsi e granite siciliane. Gelati e chiacchiere non li avremo più insieme. Ti mando un ultimo tenerissimo abbraccio.

  • @ Fariba
    Forse non riuscirai mai a comprendere in modo profondo quanto ti sia grato di questo contributo di Lorenzo che hai deciso di elargirci.
    Ho conosciuto Lorenzo ai tempi di "Opera alla quarta" (lasciami chiamarla così), la sua quintessenza era implicitamente "distruzione", ma a me (in minima parte fuorviato dalla bella recensione di Antonio Caronia su Virtual) è immediatamente sembrata una grande intuizione incompiuta.
    Ho contattato Lorenzo in una misera mostra a Quarrata e siamo diventati immediatamente amici. Nell'arco della stessa settimana ho avuto l'occasione di ospitarlo a casa mia per rivedere insieme le bozze dell'articolo che ho poi ospitato nella rivista che allora si chiamava "Computer & Internet".
    Gli sono passati - inesorabili per tutti - la rivista è diventata "My MEDIA" le mie abitazioni si sono succedute senza regolarità alcuna e Lorenzo è sempre stato graditissimo ospite di entrambe.
    Però, ecco, forse fra noi c'è sempre stato uno "scarto esistenziale" (e questo, ne sono certo, affascinava entrambi)lui - da artista - era sempre proiettato verso l'"Opera", la realizzazione definitiva; io - da viaggiatore - sempre intrigato dal "percorso".
    Sapessi quante volte ho invidiato la sua determinazione, sapessi quante volte avrei voluto saper suonare la sua musica.
    In questi giorni la sua vita si è conclusa, ma ogni sua opera rimane in attesa di compimento.
    Di questa eredità che ha saputo lasciare a ciascuno di noi vado fiero.
    Non mi sono mai piaciute le parole definitive: sono sempre state lapidi senza più dignità alcuna; archivi lontani dalle Muse.
    Non sai quanto abbiamo discusso insieme del senso originario di Museo (luogo delle Muse e dell'ispirazione, contrapposto in modo viscerale all'idea di "conservazione").
    Credo di capire le ragioni ultime di un atto (non prendermi per un paranoico) che almeno ad oggi non sta nelle mie corde, ma che sono certo che possa dare dignità di "compimento" ad un animo creativo tanto quanto l'incerta esistenza ne dà a me, viaggiatore eternamente infatuato dalla "esperienza" e dal "percorso".
    In fondo a Lorenzo ho sempre voluto bene proprio per la sua continua capacità di stupirmi.
    "Giullari" dell'esitenza abbiamo sempre giocato la partita della reciproca incomprensione nel più profondo rispetto: ombre proiettate dalla vita sotto un sole che irrimediabilmente avrebbe vinto.

  • Ciao Lorenzo!
    Faccio tesoro della serata del tuo incontro.
    Peccato pensare che non si possa più.
    Sarà vero! Lo sarebbe comunque. Senza parole.

  • Non ne sapevo nulla fino a stamattina, quando ho ricevuto l'invito all"Arte dei Miracoli" da Fariba. Sono profondamente intristito e mi falliscono le parole. Non riesco ad immaginare un Isolotto senza Lorenzo. Magari non fossi cosi' lontano; vorrei fare tanto, tutto possibile, per esserci e per dare qualche aiuto o appoggio. Questa lontananza e' dolorosissima, se il dolore del fatto stesso non fosse abbastanza. Carissimi amici ad Isolotto, a cui l'amatissimo Lorenzo e' unico e insostituibile, mi state sempre nel cuore.

    Caro Lorenzo, te ne sei andato proprio al momento in cui io sono partito dall'Italia: e' stato quello stesso giorno. Ci siamo parlati al telefono pochi giorni prima - non hai lasciato nessun sospetto della tristezza a venire, ne' soprattutto di quella dentro di te. In questi brevi anni della nostra conoscenza mi hai mostrato tanti modi di stringersi alla vitalita' piu' vera. Mi hai dato alloggio generosissimamente in via Sant'Egidio, mi hai aperto gli occhi a nuovi modi di pensare all'arte, mi hai insegnato, mi hai fatto ridere, mi hai rallegrato, mi hai ispirato. Sei stato un vero amico quando non conoscevo quasi nessuno a Firenze - tutta la mia seconda vita, quella italiana, consiste nei miei amici italiani, e cosi' essa comincia con te, con i tuoi. Mi hai mostrato non solo una tua vita nell'arte - l'Iconoclast Game, i palloncini fallici - ma anche come fare un'arte della vita. So che hai fatto parecchio per tante altre persone. Ora, mentre ripenso tristemente a questi ricordi-tesori, desidero con tutto il cuore che avessi potuto fare parecchio anche per te stesso. Speculare su quale sequenza di cose e di sentimenti ti avra' portato a quella chiusura e', dalla mia parte, impossibile; immagino che e' altrettanto un mistero per tante altre persone che ti hanno amato e a cui mancherai terribilmente. In tutta la commozione e la confusione, comunque, per me ci sono alcune certezze assolute: sono stato felicissimo conoscerti, ed il fatto che non ci sei piu' mi intristisce indicibilmente; la tua scomparsa avra' colpito tante persone care, ma puoi restare sicuro che io non smettero' di dare loro qualsiasi affetto e appoggio possibile, anche se abito in quest'angolo lontanissimo del mondo. E' un fatto che il fenomeno di Lorenzo Pizzanelli ha attraversato il pianeta: e' arrivato in Cina, e sta nel cuore di me, quaggiu' in Australia. Lorenzo, sei semplicemente indimenticabile, e meritavi tanto piu' tempo in questo mondo che la tua arte di vita e' riuscita a circonnavigare. Mi mancherai.

  • Un artista sincero e appassionato, una persona vera. Leale. Ti ricorderò sempre.

  • Ciao Lorenzo, siamo stati colleghi per un breve periodo nel 2006. Breve probabilmente perchè a te quel mondo "normale" inteso come ordinario, abitudinario e conformista faceva venire l'orticaria. Mi ricorderò sempre della tua sincerità nell'esprimere opinioni non sempre capite da tutti. Ci siamo rivisti altre volte in seguito, l'ultima volta alla Gattart mi facevi vedere i lavori di tua madre. Con amicizia
    Andrea

  • Tutto bene quel che finisce bene (W. Shakespeare)
    E' tutto finito? E' finito bene? (Lorenzo Pizzanelli)
    Alessandra ricorda Lorenzo.

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