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Mario Perniola, anticipatore, ribelle, testimone. Il ricordo di Marcello Carriero

di - 9 Gennaio 2018
Nelle prime ore del giorno, s’è spento Mario Perniola, filosofo e studioso di estetica, fondatore della rivista Ágalma, è stato una delle voci più consistenti del pensiero contemporaneo. Lo conobbi da Docente di Estetica all’Università di Tor Vergata dove tenevo il mio corso sul rapporto tra Avanguardie artistiche e Moda. Il suo brillante contributo sulle avanguardie del secondo dopoguerra si può leggere nel suo saggio sul Situazionismo, I Situazionisti (Castelvecchi, Roma, 2005), mentre tra i saggi più noti sull’arte contemporanea annoveriamo Il Sex Appeal dell’inorganico (Einaudi, Torino, 1994), L’arte e la sua Ombra (Einaudi, Torino, 2000) e le riflessioni sulla biennale di Venezia del 2015 in L’arte Espansa (Einaudi, Torino, 2015).
La sua impostazione critica nei confronti delle forme più esibite di personalismo politico lo portò a considerare l’aspetto Marinettiano dell’allora esordiente Beppe Grillo. Dalle pagine di La Repubblica, Perniola ha più volte segnalato la deriva populista e, in una precoce disamina nel libro Contro la Comunicazione (Einaudi, Torino, 2004), ha presagito i pericoli dell’opinione di massa, in Disgusti. Nuove tendenze (Costa & Noland, Genova, 1998) ha sottolineato la ricerca spasmodica del capro espiatorio, un’ossessione per l’orrido e per il sensazionalismo.
Periola da studioso di estetica, con Sergio Givone, Gianni Vattimo e il defunto Gianni Carchia, costituisce quel coté culturale che negli anni Settanta ha cominciato a ragionare sulla postmodernità senza cadere dentro i solchi stereotipati e tanto meno quelli orecchiati dalla critica d’arte. Perniola non si risparmia a delle singolari definizioni del mondo moderno come Momento egizio (Enigmi. Il Momento Egizio nella società e nell’arte, Costa & Noland, Genova 1990) quando profila la figura del filosofo contemporaneo quale testimone dell’enigma del presente, un intellettuale per il quale è assai importante il distacco necessario a determinare con chiarezza il proprio tempo e la storia, anche il concetto di estetica è stato per lui incentrato sull’aisthesis ossia sul “sentire”. E Del Sentire (Einaudi, Torino, 2002) è il titolo di un memorabile libro, dove il filosofo si confronta con la dimensione erotica del pensiero che può ridare alla critica una dignità letteraria.
Per quanto mi riguarda Perniola è stato un ricovero nella procella della critica curatoriale e, nel tendenzialismo giovanilistico degli anni Novanta, una forma di ribellione all’omologazione del pensiero critico troppo spesso gregario e prono ai voleri del mercato. Tra gli ultimi contributi all’estetica contemporanea posso segnalare un libro ricco di riflessioni per ciò che riguarda la comparazione tra pensiero occidentale e sudamericano, in particolare sul Brasile, luogo dove Perniola ha insegnato, sto parlando del libro Estetica contemporanea. Un panorama globale (Il Mulino, Bologna 2011). (Marcello Carriero)

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