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Matteo Renzi: «Dovevamo cambiare i TAR». Dario Franceschini: «Brutta figura dell’Italia». Le prime reazioni alla sospensione dei superdirettori della Riforma

di - 26 Maggio 2017
La Galleria Estense di Modena, il Palazzo Ducale di Mantova, i musei archeologici di Napoli, Reggio Calabria e Taranto, da oggi, sono senza direttore. È ormai pubblica la notizia della decisione del Tar del Lazio, che ha bocciato la nomina di cinque dei venti superdirettori nominati nell’ambito della Riforma di Dario Franceschini, accogliendo le istanze presentate per due ricorsi. Come di consueto, nell’epoca dei social network, la prima risposta il Ministro l’ha data in tempo reale, via Twitter: «Il mondo ha visto cambiare in 2 anni i musei italiani e ora il Tar Lazio annulla le nomine dei direttori. Non ho parole, ed è meglio…». In seguito, ha rincarato la dose: «Sono preoccupato per la figura che l’Italia fa nel resto del mondo, e per le conseguenze pratiche perché da oggi alcuni musei sono senza direttore».
Dal MIBACT assicurano che «sarà garantito il buon andamento e la continuità di tutti i musei coinvolti» e, in attesa dell’esito del ricorso al Consiglio di Stato, immediatamente presentato, controbattono punto su punto: «I rilievi avanzati dal Tar investono cittadinanza dei nominati, trasparenza della procedura e criteri di valutazione». Tre aspetti che, per il Ministero, sono stati rispettati: «Il diritto europeo e il principio di libera circolazione dei lavoratori nella Ue consentono il conferimento di incarichi dirigenziali a cittadini comunitari. La procedura è stata trasparente e pubblica, ogni passaggio è stato pubblicato sul sito del Ministero, i colloqui non sono avvenuti a porte chiuse e sono stati integralmente registrati su file audio accessibili. I candidati in possesso dei requisiti previsti e pertanto ammessi alla selezione sono stati valutati dalla commissione in base ai criteri della legge sul pubblico impiego. Quelli ritenuti più idonei sono stati convocati per un colloquio che ha portato all’identificazione per ciascun museo di una terna di nomi, a cui sono stati attribuiti, così come previsto dai più avanzati standard internazionali, tre categorie di giudizio».
Come prevedibile, la notizia ha provocato uno scossone e le reazioni non si sono fatte attendere. «Esprimiamo tutta la nostra solidarietà a Paolo Giulierini e Gabriel Zuchtriegel», ha dichiarato Pierpaolo Forte, presidente della Fondazione Donnaregina, a margine della presentazione della mostra di Roberto Cuoghi al Madre, sottolineando la vicinanza, in molti casi anche operativa, tra il museo d’arte contemporanea, Il museo archeologico di Napoli e il parco archeologico di Paestum. «Innanzitutto sono davvero commosso e grato per tutti i messaggi di sostegno che mi stanno arrivando. Per quanto riguarda il Tar, non entro nel merito. A mio avviso è importante che il percorso che a Paestum ha prodotto dei risultati significativi non sia condizionato da personalia», ha commentato Gabriel Zuchtriegel, il direttore di Paestum. Che, però, potrebbe non essere coinvolto, visto che sembra esserci stato un errore nella notifica dell’atto. Restano in carica anche Eike Schmidt, agli Uffizi, e Cecile Holberg, alla Galleria dell’Accademia di Firenze, visto che il ricorso, in questo caso, è stato respinto. Dunque, per il momento, solo la nomina di Peter Assmann, al Palazzo Ducale di Mantova, è stata sospesa. «Della sentenza non so nulla, quindi per il momento no comment», ha detto il direttore della Pinacoteca di Brera, James Bradburne. Stessa linea anche per Sylvaine Bellenger, direttore del Museo di Capodimonte, che fa sapere di essere al lavoro e di non voler commentare la decisioni della giustizia. Preferisce non sbilanciarsi anche Eva Degl’Innocenti, direttrice del Marta di Taranto, che ha appena inaugurato la mostra “L’Appia ritrovata. In cammino da Roma a Brindisi”: «Adesso non posso dire niente, solo che aspetto disposizioni dal mio ministro».
Chi invece ci va giù duro è Matteo Renzi, che sulla sua pagina Facebook scrive: «Una delle scelte di cui sono e resterò più orgoglioso è aver dato ai più bravi la possibilità di concorrere per la direzione dei musei italiani, patrimonio mondiale dell’umanità. Il fatto che il Tar del Lazio annulli la nostra decisione merita il rispetto istituzionale che si deve alla giustizia amministrativa ma conferma – una volta di più – che non possiamo più essere una repubblica fondata sul cavillo e sul ricorso. Non abbiamo sbagliato perché abbiamo provato a cambiare i musei: abbiamo sbagliato perché non abbiamo provato a cambiare i Tar». E, a catena, Fabio Mattei, presidente Anma-Associazione nazionale magistrati amministrativi: «Le istituzioni rispettino i magistrati, chiamati semplicemente ad applicare le leggi, spesso poco chiare se non incomprensibili. La nomina di dirigenti pubblici stranieri, chiamati a esercitare poteri, è vietata nel nostro ordinamento. Se si vogliono aprire la porte all’Europa – e noi siamo d’accordo – bisogna cambiare le norme, non i Tar».

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