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Puglia, ad Ostuni le cover delle performance più famose

di - 20 Giugno 2003

Cerchi Concentrici è un’iniziativa sui generis che vede coinvolti artisti giovanissimi provenienti dall’accademia di Lecce, attori e gente comune. Ad ognuno di loro è stato chiesto di scegliere una performance “storica” e di rifarla, semplicemente, senza alcun tipo di interpretazione, in una delle strade principali del centro storico di Ostuni.
La performance, in quanto avvenimento del tutto transitorio destinato a consumarsi in un arco di tempo più o meno breve, per sua stessa natura si presta a “messe in scena” diverse e successive a quella/e direttamente realizzate dal proprio autore; Marina Abramovic , probabilmente l’artista che più di chiunque altro ha adoperato la performance come mezzo d’espressione, ha dichiarato che considera legittimi i rifacimenti delle sue performance da parte di altri dato che “una performance dovrebbe essere soggetta all’interpretazione ed eseguita come si desidera”.
La convinzione che il “messaggio”, che informa l’opera si trasmetta ugualmente al pubblico, nonostante l’assenza dell’artista dalla scena del delitto, è la molla che ci ha spinti a coinvolgere artisti, attori, studenti e gente “comune” in una serata che noi speriamo ricca di suggestioni, convinti che un opera d’arte ha vita a sé, separata da contingenze di tipo materiale.
Il titolo della mostra cita indirettamente una celebre performance di Gino De Dominicis Tentativo di far formare dei quadrati invece che dei cerchi intorno a un sasso che cade nell’acqua del 1969.
Noi crediamo che un’opera d’arte funzioni proprio come il sasso gettato nell’acqua che crea i cerchi, o i quadrati concentrici. L’opera viene gettata dall’artista nel mondo e dall’impatto con esso, il suo significato si propaga verso l’esterno movendo le acque morte.

Artisti: Mauro Buongiorno, Aurelia D’Amico, Sara De Carlo, Dieci Persone, Ivana Fusco, Jonathan Goffredo, Fabrizio Masilla, Manuela Morelli, Ykor Pino, Giuseppe Scarciglia, Valeria Schifeo, Moreno Spagnolo e Graziana Spallato.

Le performance riproposte :
One Minute Sculpture di Erwin Wurm, 2000: l’artista ferma i passanti per strada e fornendoli degli oggetti di uso comune (bottiglie vuote, lattine, frutta, ecc) l’invita ad assumere strane posizioni che poi fotografa.
Tentativo di fare dei quadrati anziché dei cerchi concentrici intorno ad un sasso che cade nell’acqua di Gino De Dominicis, 1969: l’artista tenta ripetutamente di formare dei quadrati concentrici anziché dei cerchi intorno a un sasso che cade nell’acqua.
Autoritratto con e senza barba di Man Ray, 1960: l’artista si fece crescere la barba solo sulla parte sinistra del volto.
Trans-fixed di Chris Burden, 1974: l’artista mima una crocifissione sul retro di un maggiolone.
Quadrato nero di Tania Ostojic, 2001: l’artista si è tagliata i peli del pube in modo tale da farli assumere la forma di un quadrato, dopodiché si è fotografata il pube e ha esposto la foto.
Senza titolo di Marina Abramovic e Ulay, 1979: i due artisti mantengono in tensione un arco con freccia in scocca, la donna mantiene la parte in legno dell’arco mentre l’uomo ne mantiene la freccia (che è puntata contro la donna) e la corda.
Christmas in the Southern Hemisphere di Shimabuku, 1994: nella periferia di una città orientale vicino ai binari c’è un uomo vestito da Babbo Natale che regge due buste nere della spazzatura, la performance è visibile solo dai passeggeri dei treni che passano da lì in quei momenti.
A Life (Black and White) di Nedko Solakov, 2001: due imbianchini dipingono le pareti di una stanza prima di bianco e poi di nero in loop.
Forma 600x57x52cm construida para ser mantenida en perpendicular una pared di Santiago Sierra, 2001: due uomini reggono un estremità di un parallelepipedo di 600x57x52cm costruito con materiali vari, mantenendolo perpendicolare alla parete sulla quale è fissata l’altra estremità.
Tonsura di Marcel Duchamp, 1950: l’artista si fece rasare i capelli sul retro della testa a forma di stella.
Signs that say what you want them to say and not signs that say what someone else whats you to say (cartelli che dicono quello che tu vuoi che dicano e non cartelli che dicono quello che qualcun altro vuole che tu dica) di Gillian Wearing, 1998: l’artista a passeggio per la città ferma i passanti e chiede loro di scrivere quello che pensano in quel momento su cartello e li fotografa mentre reggono il cartello con il loro pensiero.
Senza titolo di Rirkrit Tiravanija, 1994: una donna prepara una crema tailandese che distribuisce al pubblico.


Cerchi Concentrici
a cura di Francesco Arena e Domenico Palma
testo critico a cura di Paola Capata
opening 21 giugno 2003 ore 21
via della Stella, Ostuni (Br)
Per ulteriori informazioni e materiale fotografico rivolgersi ai seguenti recapiti
Francesco Arena cell. 3496617193 e-mail: are_fra@yahoo.it
Domenico Palma cell. 3293987851 e-mail: domenicopalma@hotmail.com


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