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Riccardo Muti se ne va dall’Opera ed è caos, anche istituzionale. Un nuovo colpo per la cultura a Roma

di - 22 Settembre 2014
«La rinuncia del Maestro Riccardo Muti alla direzione delle due opere Aida e Le nozze di Figaro, colpisce e rammarica. A lui va innanzitutto il nostro ringraziamento per lo straordinario lavoro svolto per il rilancio e i brillanti successi artistici dell’Opera di Roma». È il commento arrivato da Giovanna Marinelli, Assessore alla Cultura di Roma, in merito alla decisione del Maestro di dimettersi dal suo ruolo.
Muti continuerà a lavorare con i giovani della sua orchestra Cherubini, ma allo stesso tempo, con questa decisione, assesta un altro colpo alla guida di Ignazio Marino su Roma, specialmente per quanto riguarda la cultura.
«Debbo dire, con profonda amarezza, che capisco le ragioni che lo hanno portato alla scelta, dolorosa per lui e per tutti, di interrompere il rapporto con l’Opera di Roma. Spero che almeno questo faccia aprire gli occhi a tutti quelli che ostacolano, con resistenze corporative e autolesioniste, l’impegno per quel cambiamento che la musica e la lirica italiana attendono da troppo tempo per stare al passo coi tempi e per cui lo Stato è impegnato con convinzione e risorse, dal decreto Bray in poi», ha dichiarato invece il Ministro Dario Franceschini. «Non ci sono le condizioni per garantire quella serenità che mi è necessaria», ha invece scritto Muti al sovrintendente Carlo Fuortes. Già, perché mesi e mesi di scioperi e proteste che hanno portato alla cancellazione di diverse rappresentazioni, con gravi disagi per il pubblico internazionale e nazionale che aveva acquistato i biglietti.
Marinelli però non molla, e ribadisce: «Ora il piano di rilancio c’è, come c’è l’aggancio alla legge Bray che permette di guardare al futuro con certezze economiche e con  progetti di lungo respiro. È importante che il piano abbia avuto una solida maggioranza nel referendum tra i lavoratori dell’Opera. Spero che la lunga fase di contrasti e di proteste che ha segnato gli ultimi mesi sia chiusa con questo passaggio. All’Opera serve stabilità e un grande lavoro mirato alla qualità e a far crescere il pubblico già così appassionato della lirica e della danza. A queste condizioni si può ricostruire il rapporto col maestro Muti e puntare al suo ritorno». Intanto però le nubi sono nere, e l’Aida deve andare in scena il 27 novembre.

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