Una grande azienda supporta l’arte: lo fa Rolex, nell’ambito del progetto biennale The Rolex Mentor and Protégé Arts Initiative. Come? Ogni due anni vengono scelti alcuni maestri-guida e una rosa di candidati tra i quali ognuno di questi sceglie l’allievo. Passano insieme almeno sei settimane lavorando su un progetto. Sembra di tornare alle botteghe, e forse idealmente non si è poi così distanti dall’idea, fatto sta che nelle sei discipline artistiche che caratterizzano l’iniziativa: arti visive, danza, letteratura, cinema, teatro e musica, i maestri sono i più rappresentativi sulla scena mondiale. Quest’anno tra i nomi spiccano quelli dell’artista sudafricano William Kentridge, la scrittrice Margaret Atwood e il compositore brasiliano Gilberto Gil, già ministro della cultura nel governo Lula. Nomi eccellenti dopo che nel biennio 2010-2011 erano stati arruolati personaggi del calibro di Anish Kapoor e Trisha Brown.
Rolex provvede agli aspetti logistici e finanziari del progetto. E lo fa alla grande. Borsa di studio di venticinquemila dollari agli allievi e altri venticinquemila per realizzare l’opera. Manco a farlo apposta, compenso addirittura doppio ai maestri. Il legame tra cultura e potere economico ha origini antichissime, ma è negli Stati Uniti che la creazione di progetti culturali diviene strategia di marketing e forma di mecenatismo. Una spinta per introdurre in maniera massiccia iniziative di questo genere è stata data anche nel nostro Paese dalle misure appena varate dal governo Monti (si rimanda alla news del 5 gennaio) per cui le aziende, a partire da quest’anno, beneficiano di consistenti sgravi fiscali negli investimenti sulla cultura. (matteo bergamini)
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