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Se la luce dell’arte viene spenta di nuovo, in Sicilia. A margine della diffida indirizzata ad Antonio Presti e al suo “Rito”

di - 20 Dicembre 2014
Stavolta nel mirino non c’è l’Associazione di Antonio Presti, spesso bersagliata dalle mafie locali e da chi non può accettare che in Sicilia si possa anche “educare” alla bellezza, alla democrazia, alla libertà e alla legalità. O meglio, c’è eccome, ma il buio stavolta passa da istituzione a istituzione. Sono stati i Vigili del Fuoco che, con 24 ore di anticipo, hanno chiuso il “Rito della Luce” all’Istituto Vespucci di Catania, con una diffida alla Preside per “violate misure di sicurezza”. Pare ci fossero troppi lumini e candele accese nelle aule.
O forse è stata l’installazione di troppe opere? O forse perché si vuole oscurare un piccolo “festival” di tre giorni, giunto alla sua terza edizione, alla vigilia della sua sera conclusiva?
«Rispetto le istituzioni e le scelte, seppur discutibili, di chi ha impedito tutto questo, ma sono perplesso e mi sorprendo per il fatto che il veto sia arrivato la seconda sera del Rito, dopo ben tre edizioni», ha dichiarato Presti. Come a dire: se pericolo di sicurezza c’era, perché non si è stati avvisati prima? La nuova (dis)avventura di Fiumara d’Arte sembra un po’ un altro impedimento voluto, dettato da una «diffidenza della bellezza. Quando vuoi proteggere la bellezza spesso c’è resistenza per il valore di differenza. Tutto questo certamente mi ha ferito, così come ha ferito gli artisti e tutti i bambini coinvolti: perché bloccare una manifestazione catartica, che in questo momento può far riscoprire l’universalità dei valori, è come mortificare un’anima pronta a rigenerarsi. Tutto ciò ovviamente non fa altro che confermare il mio impegno per la città, per i cittadini, per le scuole, le associazioni, i bambini e gli artisti che hanno trovato nel Rito il loro percorso di nutrimento dello spirito. Il rito rinascerà presto in altro luogo di bellezza. La luce non si spegne, non c’è rabbia che la possa oscurare». Ma c’è l’ignoranza in agguato. E l’ordinanza delle più bieche burocrazie. In un fatto che, purtroppo, non è isolato. I nostri migliori auguri per riprendere il Rito, e portarlo a termine, in un posto “più sicuro”.

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