Il primo restauro della pala risale al 1643 ad opera del pittore Pietro Vecchia
Segue il restauro del 1731 ad opera di Antonio Medi che interviene per tamponarele porzioni in cui il colore si solleva.
Nel 1803 Aniano Balzafiori mette mano all’opera: viene alla luce la famosa scritta apocrifa «Cara Cecilia vieni t’affretta il tuo, t’aspetto Giorgio Barbarela», nome attribuito al Giorgione.
Altro restauro nel 1812, di Daniele Marangoni.
Del 1831 il restauro del veneziano Giuseppe Gallo Lorenzi. Nel 1851 è la volta del pittore Paolo Fabris D’Alpago.
I trasferimenti documentati della pala:
Il primo risale all’aprile del 1915 quando il capolavoro viene portato a Firenze agli Uffizi per motivi bellici.
Torna a Castelfranco nel luglio 1919.
Nel 1934 Mauro Pelliccioli effettua un discusso restauro e l’opera viene trasferita all’accademia di Brera dove viene esposta fino al 1935.
Nel giugno del 1940 và alla gipsoteca di Possagno, dove resterà fino al 1946.
Nel dicembre 1972 la pala viene rubata e ritrovata 11 giorni dopo.
Per rimetterla in sesto dai danni subiti dal furto và all’Accademia, a Venezia.
Torna a Castelfranco il 19 dicembre 1972
[exibart]
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