Appuntamento a Salerno, oggi, per una giornata tutta dedicata a Zaha Hadid, in occasione della presentazione ufficiale della Stazione Marittima, uno degli ultimi interventi, in Italia, dell’archistar anglo-irachena scomparsa prematuramente.
Personaggio di spicco dell’architettura Post-Decostruttivista, Hadid è stata tra gli architetti più visionari e influenti del nostro tempo, con una progettazione che ha oscillato tra realtà ed evanescenza. La sua creatività ha spaziato in ambiti diversi, fino al design dei prodotti industriali e alla moda, progettando un’automobile a tre ruote, mobili, scarpe e rubinetti. Nel 2004, Hadid è stata la prima donna a vincere il Premio Pritzker di Architettura, aggiudicato anche nel 2010, per una delle sue opere più celebri, il MAXXI, e nel 2011, per la Evelyn Grace Academy, una scuola a Brixton, Londra. Il suo lavoro nasce dalle profonde suggestioni che la legano alla sua terra d’origine e da un nuovo modo di concepire lo spazio, dove il rifiuto dei metodi tradizionali di rappresentazione si fonde alla ricerca di forme nuove e complesse elaborazioni digitali. La sua scrittura progettuale si muove tra due tendenze architettoniche: il Decostruttivismo, che rifiuta i concetti di equilibrio, armonia, purezza e coerenza formale, tipici della tradizione del moderno; e il Parametricismo, che affida la progettazione ad avanzate tecnologie digitali per sfidare la tradizionale geometria euclidea.
La stazione marittima di Salerno, situata al molo Manfredi, tra il porto commerciale e il lungomare cittadino, ha il compito di guidare i passeggeri attraverso i tre punti focali della biglietteria, del ristorante e della sala d’attesa. Realizzata in vetro, con una copertura in ceramica, si sviluppa su una superficie di 4.500 mq distribuiti su due livelli, divisi nei tre blocchi connessi degli uffici amministrativi, del terminal per i traghetti e di quello per le navi da crociera. Di notte, la stazione, con la sua particolare illuminazione, fungerà da faro ideale per l’antico porto. Lo Studio Hadid ha definito l’opera come «un’ostrica con un guscio duro esterno che racchiude elementi fluidi e morbidi all’interno; una copertura temprata che costituisce uno scudo protettivo dall’intenso sole del Mediterraneo». Con le sue linee sinuose, il terminal sancisce il passaggio dalla terra al mare, dal solido al liquido, sia esteticamente che funzionalmente, rafforzando l’intima relazione tra la città e il fronte di mare attraverso un disegno innovativo, «entrando in uno spazio architettonico, le persone dovrebbero provare una sensazione di armonia, come se stessero in un paesaggio naturale», nelle parole di Hadid. (Sandro Bongiani)