Categorie: Teatro

L’estate dei festival: B.Motion, una parentesi contemporanea a Bassano

di - 10 Agosto 2023

Entra nel vivo l’estate, la stagione dei festival per antonomasia. Su exibart vi portiamo alla scoperta di alcune delle manifestazioni dedicate allo spettacolo dal vivo più curiose e interessanti sulla scena nazionale, parlandone con direttrici e direttori. Oggi abbiamo intervistato Michele Mele, curatore del programma danza di B.Motion, la parentesi sul contemporaneo del festival Operaestate di Bassano, quest’anno dal 17 agosto al 2 settembre.

Cos’è B.Motion?

«B.Motion è un contenitore pensato e consacrato al linguaggio del contemporaneo all’interno del palinsesto di Operaestate, il festival che riempie l’estate di Bassano del Grappa. B.Motion è proprio una finestra che si apre all’interno di un festival dalla vocazione generalista, che si rivolge al grande pubblico con un ricco palinsesto ancora nettamente diviso in danza, musica e teatro. L’idea è quella invece di lavorare sulla multidisciplinarietà e sull’interazione dei linguaggi».

Qual è il rapporto del festival con il territorio?

«A differenza del programma di Operaestate, dove ci sono due o tre appuntamenti a settimana, durante B.Motion ci sono quattro, cinque appuntamenti al giorno: si crea una vera comunità temporanea composta da addetti del settore, come artisti, giornalisti e operatori, ma soprattutto pubblico normale.

È una relazione più intensa e stretta in quei giorni. Inoltre B.Motion è il momento in cui tutte le progettazioni europee che Operaestate porta avanti si mettono in scena, una su tutte DanceWell il progetto di ricerca e movimento per Parkinson promosso dal festival fin dal 2013. Questo consente di mostrare cosa effettivamente fa il festival durante l’anno: la percezione che hanno gli abitanti di Bassano è diversa da quella che si ha a livello internazionale a proposito del festival, per esempio attorno alla danza.

B.Motion diventa quindi un’importante vetrina per unire occhi, sguardi e azioni che non sempre coincidono. È un lavoro composito che si costruisce anno dopo anno. Io sto cercando di creare maggiore aderenza tra il lavoro internazionale e la percezione che ha la città attorno al festival, con una proposta che coinvolge molto di più le comunità, gli spazi e creando una partecipazione attiva degli abitanti».

Filippo Ceredi

Qual è il tema dell’edizione 2023?

«Non impongo una visione dall’alto, ma lavoro al fianco degli artisti: il mio lavoro è sempre stato quello di mettere gli artisti nella condizione di esprimere la loro poetica, la loro tematica e il loro lavoro di ricerca. In questo ruolo di curatore sto mettendo in atto la mia esperienza: da parte mia non c’è la volontà di dare temi, ma l’esigenza di costruire una linea rossa che accomuna artisti e spettacoli. Ma questo avviene una volta che si è definito il programma.

Quest’anno la parola d’ordine è stata “Repertorio”: le mattine dal 17 al 20 agosto Ariadne Mikou, ricercatrice e dramaturg, conduce gli incontri Re-thinking Repertory, un percorso per ripensare il concetto di repertorio nella danza: dalla storia e dal repertorio classico fino all’iperproduzione degli artisti. Io credo che i programmatori debbano sostenere gli artisti nella costruzione di un loro repertorio: Luna Cenere arriva al festival con Zoé una produzione del 2019; Outdoor dance floor di Salvo Lombardo è del 2018; Filippo Ceredi porta Between Me and P., una prima nazionale ma in realtà è una rivisitazione di uno spettacolo del 2017.

Questa è quindi una volontà chiara di far lavorare gli artisti nel loro repertorio, anche considerando che B.Motion e Operaestate sono festival per il pubblico e, alla luce di questo, per me non ha senso attaccarmi alla novità o al debutto. Una linea artistica che diventa una posizione politica e critica anche contro le norme che il ministero impone: ci sono dei numeri che dobbiamo produrre per rientrare nei parametri, però si predilige il debutto di un giovane invece che di una grossa compagnia».

Quali sono gli appuntamenti da non perdere?

«Il 24 agosto ci sarà il debutto di Leonardo Manzan con Una piccola opera lirica, uno degli artisti più attenzionati della nuova generazione. Poi anche lo spettacolo di chiusura, El Pacto del Olvido di Sergi Casero un progetto che esce dall’esperienza di LiveWork di CentraleFies con cui noi abbiamo stabilito un protocollo d’intesa: ogni anno a B.Motion ospitiamo uno degli spettacoli che l’anno prima aveva portato uno studio all’interno di LiveWorks, una delle fucine più interessanti in Italia che lavora molto sulla multidisciplinarietà. Casero è un designer, non ha una formazione teatrale, e questo rende gli esiti sempre molto inaspettati. È un lavoro sulla rimozione del franchismo nella cultura spagnola, e spero ci possa dare spunti e momenti di autoriflessività sulla rimozione del fascismo oggi in Italia».

Colonna sonora del Festival?

«Qualsiasi live di Solomun, un dj della club culture che non spara la cassa dritta ma che sa far ballare e fare festa».

Dopo gli studi al Politecnico di Milano e all'Accademia di Belle Arti di Brera, collabora con diverse testate di teatro e arte. Studiosa di arti visive, design e spettacolo dal vivo, è particolarmente interessata alla ricezione e alla simbologia delle opere d'arte nella società contemporanea. Attualmente impegnata nello sviluppo del portale trovafestival.com, la cultura in movimento.

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