Che senso ha prendere tre vecchie porte e sistemarle sulla parete di uno spazio espositivo, elevandole al rango di opere d’arte?
L’impressione immediata che ho provato, vedendole alla Galleria Maze, è che esse celassero un significato recondito, qualcosa di misterioso e a me incomprensibile. Un cenno di quel significato si rivela guardando le altre opere sparse nelle varie sale. Lettere di avvocati, brandelli di messaggi, promemoria per la spesa, incollati e oramai integrati – su oggetti che fecero parte dell’arredamento della casa di Bologna, donatagli dalla nonna, fanno riemergere i fantasmi di un’infanzia travagliata, trascorsa vivendo in una famiglia dalla situazione drammatica, con un padre “malato” che lo strappa alla madre e se lo porta a Roma da bambino, passaggi nei tribunali, avvocati impegnati in cause interminabili.
Favelli archivia tutti gli oggetti che lo legano a quel passato, non nella maniera asettica e fredda, tipica dell’operazione dell’archiviare, ma per riappropriarsene, per fare in modo che il passato non sia più pauroso e inaccettabile. Ecco che anche le porte prendono un significato preciso. Diventano emblematiche. Quella dipinta di rosa, ad esempio, fu abbattuta un giorno da un poliziotto armato di pistola. Poco, pochissimo di questi significati profondi, in realtà, è evidente nelle opere esposte, se non con l’aiuto del catalogo disponibile in galleria ma indubbiamente, esse colpiscono per la sensazione di mistero che suscitano e per la loro essenzialità che le colloca in un genere d’arte completamente svincolato dall’estetismo dilagante. Opere “non chiassose”, che rispettano quel silenzio così importante per l’artista, in cui voci e fantasmi scompaiono e si crea una maggiore comprensione di sé.
Bruno Panebarco
Mostra visitata il 18.01.2001
La nascita della Sonnabend Collection Mantova, dentro il restaurato Palazzo della Ragione — inaugurata il 29 novembre 2025 con 94…
Alcuni dei suoi edifici sono i più importanti al mondo: Frank Gehry, colui che ha praticato l'architettura, o forse più…
La Società delle Api nomina Luca Lo Pinto come direttore artistico: la Fondazione creata da Silvia Fiorucci sposta a Roma…
Fino al 22 marzo 2026, la Fondazione Luigi Rovati celebra i Giochi Olimpici con una mostra che unisce storia, arte…
È morto Giovanni Campus: se ne va un protagonista rigoroso e appartato dell’arte italiana del secondo Novecento, tra gli innovatori…
La pollera, da indumento retaggio di subordinazione femminile nell'America Latina a simbolo di emancipazione internazionale: la storia del collettivo ImillaSkate,…
Visualizza commenti
Dovrebbe risponderci il gallerista!
Gallerista dove seiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii????
non lo so, non lo so...questa è arte? spiegami meglio perchè io proprio mi sento molto lontana da questo ...cosa fa l'artista? prende delle cose e le mette insieme...allora anch'io potrei prendere il mio orsetto, le mie lettere, alcuni oggetti che mi appartengono ed allo stesso modo intitolarli archivio...ma questa è arte? non lo so, non lo so spiegami tu
si, sono d'accordo. effettivamente la recensione è di un'ingenuità commovente :-)
sull'orsetto sorvoliamo.. saluti
Io sottoscrivo. Qui si dicono delle cose che già negli anni 20 erano retrograde. Recensire arte contemporanea mica è obbligatorio. Si può criticare quanto si vuole ma bisogna conoscere i fondamentali...
Senza polemica ovviamente...
Ma che sei la fidanzata di Favilli, dai confessa !!!
Ma come si fa a scrivere certe cose? forse il redattore dell'articolo non conosce bene le opere di Favelli, che lavora sul tema dei luoghi e della memoria con grande serietà. Tralascio la risposta alla ragazza che vorrebbe prendere il suo orsetto e farne un'opera d'arte perchè forse è meglio che con l'orsetto ci continui a giocare ancora un bel po'...
Gentili lettori,
i commenti alle notizie ci sono ancora. Ci sembra pero' che solo la signora Simona li abbia utilizzati in maniera costruttiva.