L’esposizione attualmente in corso a Palazzo Bricherasio è costruita in modo completo e articolato, con l’intenzione di indagare le radici dell’arte naïf in Europa, recuperandone e riconoscendone appieno la portata storica e la personale identità artistica.
Sono esposti al pubblico i lavori di 16 artisti noti e meno noti, tra i quali risaltano soprattutto i due grandi nomi di Henri Rousseau e Antonio Ligabue.
La mostra è però costruita anche, e forse soprattutto, con l’intenzione di indagare tra quegli artisti meno noti al grande pubblico, che pure hanno profondamente influenzato la ricerca in ambito pittorico per un lungo tratto della storia dell’arte del novecento dal simbolismo al primitivismo. Curata da Francesco Poli, l’esposizione suggerisce quindi una lettura possibile della storia dell’arte pittorica dell’ultimo secolo, svolta a partire da un punto di vista originale e insolito.
In tal senso i lavori tesi tra il folckloristico e il visionario di artisti come Bauchant, Luis e Bombois, che insieme con Rousseau furono i maestri della scuola naïf francese, rendono possibile una rivalutazione della portata evocativa del semplice gesto pittorico di per sé, fino a forse modificare, addirittura, la nostra stessa visione e percezione della pittura contemporanea.
Allo stesso modo i quadri di città dipinti da Emerik e i soggetti naturalistici di Generalic; come per le donne di Ghizzardi, ritratte nude e vestite, e l’evocazione del mondo e della cultura ebraica dei lavori di Hirschfield lasciano scoprire un fascino disarmante. Nelle opere di Metelli viene soprattutto alla luce l’amore sincero per la vita semplice e la gente comune: un amore che si trasforma nel deciso desiderio di andare incontro ai gusti e ai desideri del pubblico nei quadri di Moses e nelle nature ordinate, ma quasi allucinate e surreali di Piromani, Ivan, De Senlis e Matija.
Come è noto è possibile leggere l’arte naïf in chiave psichiatrica, secondo la celeberrima teoria esistenzialista che fa del genio artistico sostanzialmente
Cadendo, letteralmente, nel vortice di una psiche tormentata dalla malattia mentale, lo spettatore muta per un momento il suo proprio modo di vedere la realtà che lo circonda. Attraverso la lente della psicosi, la situazione sociale appare così sotto una nuova luce: più intensa, minacciosa e a volte persino lugubre, ma anche più profondamente e terribilmente vera.
maria cristina strati
mostra visitata il 5 settembre 2002
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