Accostandosi alle opere di Roberto Crippa, esposte alla Galleria Biasutti & Biasutti, si rimane certamente colpiti dalla vivacità cromatica che le caratterizza.
Crippa, nato a Milano nel 1921 e morto a Bresso (Milano) nel 1972, studia all’Accademia di Brera ed ha alle spalle della sua formazione l’insegnamento di un grande artista del Novecento italiano come Carlo Carrà. A Milano, assieme a Dova, Perelli, Tancredi, Diluigi, aderisce nel 1947 al Movimento dello Spazialismo fondato, nello stesso anno, da Lucio Fontana per poi passare in seguito al Nuclearismo. Il percorso creativo che Crippa segue durante la sua vita si può dividere essenzialmente in tre periodi, alcuni di essi riscontrabili all’interno del percorso espositivo in cui si articola la mostra.
La prima fase in cui l’artista si immerge è quella delle “spirali”, i cui primi esperimenti si hanno con “Spirale” del 1950 e “Spirali” del 1951. Queste opere sono tutte caratterizzate da un uso vorticoso del segno la cui valenza espressiva è legata direttamente all’immediatezza dell’esecuzione. Per Crippa la componente segnica non è altro che la traduzione immediata del gesto diventando la traccia che il movimento stesso lascia sulla tela. Il suo, però, è un segno-gesto che ha qualcosa di acrobatico per i giri e i ripiegamenti che compie su se stesso; tant’è che esso alcune volte sembra trasformarsi in un vero e proprio gomitolo, come in “Composizione spirale” del 1954, o, se si prendono ad esempio le prime spirali, pare richiamare le orbite tracciate dal moto caotico degli elettroni. Le opere di questo primo periodo oltre che per la vorticosità del segno sono anche caratterizzate da forti esplosioni coloristiche . Il colore quindi, seppur in maniera diversa, è dotato della stessa incisività dell’elemento segnico giacché anch’esso per la sua vivacità si imprime altrettanto direttamente e con la medesima immediatezza nella mente dell’osservatore. Come possono non essere evidenti i cerchi o soli gialli rossi e blu che caratterizzano, ad esempio, “Spirali (Soli e spirali) ” del 1952. Un uso ripetuto dei colori primari caratterizza le opere di questo primo periodo. Il colore è un elemento fondamentale anche nelle opere della seconda fase attraversata dall’artista: quella dei collages e degli assemblages.
In questo periodo Crippa, alla stregua di Burri, sperimenta l’inserimento nell’opera di materiali extra-pittorici come il sughero. Sono tutte opere caratterizzate da un acceso cromatismo e da un chiaro riferimento, nel titolo, al paesaggio tant’è che i “sugheri” s’intitolano, spesso, “paesaggio”, o “landscape”. All’interno della mostra non mancano i “totem” di Crippa. Questi ultimi si possono considerare come un’evoluzione del tema della spirale, come “Totem” degli anni Settanta, dove il segno così incisivo è dotato di una maggiore connotazione materica. I colori sono sempre molto accesi e brillanti e, dialogando con il segno-gesto, si espandono al di fuori del limite fisico dell’opera.
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