E’ di bianco tufo e terra che si veste lo Spirito.
Materie leggere e forti – purezza concreta – in cui si infonde l’energia che il Tutto anima.
Il turbine spirituale trova la sua non-forma:
il Vuoto – astrattezza dello Spirito.
Nella vera essenza che il cuore della materia custodisce
È l’Emozione superiore che lo Sciamano d’Arte ascolta.
E sono realmente pure Emozioni sottratte alla tangibile materia le opere scultoree dello Sciamano d’Arte, in mostra fino al 5 maggio presso lo Spazio Informale Billar di Torino.
Spirituale ed “indefinibile”, l’arte di Fabrizio Santona (questo il vero nome dell’artista) è frutto di un’appassionata ricerca che ha condotto al rifiuto del figurativo – “la figura come ingombrante limite alla soggettività” – e dell’astratto – “il cui limite è la totale negazione della figura riconoscibile che aiuta nella lettura e nella comprensione dell’opera” – per una poetica “del Vuoto”: “ ‘vestire di classico’ lo spirito mantenendo l’ ‘odore’ della figura come ‘veste di storia’ che riveli, cromaticamente e plasticamente, l’emozione impalpabile”.
Ne nascono morbide sculture scolpite in pietra povera, candida e leggera, resa lucida e compatta da una paziente lavorazione di resinatura. Ma ciò che certamente più attrae lo sguardo dell’osservatore sono gli innesti in soffice e colorato velluto, non incollato bensì emergente dalla pietra stessa: “è il pesante, eppur esteticamente piacevole, manto con cui la società vela ogni intima realtà all’occhio ingenuo dell’uomo”.
Evocativi i nomi attribuiti alle sculture (“Clitennestra”, “Medusa”, “Vate” etc.), che rimandano, così come i numerosi simboli rintracciabili nelle stesse opere, alla classicità romana ed all’antico mondo greco.
E sono invece vere e proprie “citazioni” le opere pittoriche dello Sciamano d’Arte: “Ho voluto rendere omaggio ad alcuni ‘speleologi’ d’eccezione”, spiega l’artista; “sono le ‘aurore’ che ci illudiamo di ricordare in immagini, ma che in realtà andiamo a riconoscere nel Vuoto, nell’Impronta da esse lasciata. Per questo i miei dipinti rendono omaggio non alle immagini di tali storiche opere d’arte, bensì proprio alle loro Impronte”.
Ed ecco infatti nascere misteriose figure vellutate su tele dipinte a larghe e veloci pennellate ad olio. Sono le ombre – o Impronte – di celebri creazioni di Michelangelo, Canova, Moranti, De Chirico…, divenute, nelle mani dello Sciamano d’Arte, mezzi d’eccezione per la diffusione di un messaggio che è un vero e proprio discorso programmatico dell’artista torinese: “Chi vuole banali immagini non vuole Arte, bensì artigianato Perché la differenza sta proprio in questo: nell’Impronta, nel Vuoto così pieno di Emozioni”.
I. D.
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